The Orphanage

The Orphanage
di Juan Antonio Bayona (2007)

Laura acquista il vecchio orfanotrofio nel quale era cresciuta, con lā€™intenzione di trasformarlo in una casa-famiglia per bambini disabili.

Citazione.

Un due treā€¦ tocca la parete.

Gli amici di SimĆ³n.

SimĆ³n ha sei amici, ma li vede solo lui. Sono compagni di gioco invisibili agli occhi dei suoi genitori adottivi. A volte, qualcuno di loro, rimane fuori casa quando viene sera e Laura si vede costretta ad aprire la finestra della camera da letto del figlio, per farlo rientrare in casa.
In fondo, sono cose normali. PuĆ² succedere di perdersi quando si gioca a nascondino, o di fare tardi mentre si Ć© alla ricerca di un tesoro nascosto e si devono decifrare tutti gli indizi.
Ma SimĆ³n ha una brutta malattia, un male che rischia di non farlo crescere, di farlo morire giovane.
Per questo motivo, immagina di dover passare lā€™eternitĆ  in compagnia dei suoi amici, sospeso in una sorta di limbo che non gli permetterĆ  di conoscere lā€™etĆ  adulta.
E poi cā€™ĆØ TomĆ”s, il nuovo amico immaginario di SimĆ³n. Quello che indossa una maschera e sta dentro a una grotta, in riva al mare, lontano da casa. Ecco perchĆ© SimĆ³n sta lasciando dei sassi sul sentiero: vuole mostrargli la via, in modo che possa raggiungerlo e unirsi a lui e agli altri.

Considerazioni.

J.A. Bayona esordisce con questa ghost story, seguendo la solida sceneggiatura di Sergio Sanchez. Rinuncia ai fiumi di sangue e agli spaventi preconfezionati tipici del genere. Il suo approccio Ć© piĆ¹ disteso e poetico. Ci parla di un mondo, quello dellā€™infanzia, in cui abbiamo bambini fantasmi costretti a passare lā€™eternitĆ  a giocare a 1,2,3 stella.
Come in una versione allucinata e orrorifica dellā€™Isola che non cā€™ĆØ, nella quale Peter Pan indossa un sacco di iuta in testa e nasconde un terribile segreto.
E, in contrapposizione a questo, esiste un altro tipo di realtƠ, quella degli adulti. Ovvero i bambini cresciuti, incapaci di vedere e di sentire, cosƬ persi nelle loro faccende da risultare colpevoli, anche se inconsapevolmente.
In The Orphanage non mancano comunque momenti spaventosi, come la scena in cui compare la medium interpretata da Geraldine Chaplin.
Ma, in generale, i fantasmi in questo film sono rappresentati piĆ¹ come vittime di eventi che li hanno portati alla morte (questi sƬ spaventosi), che come esseri vendicativi. E non manca un finale consolatorio, quasi commovente.
Lā€™attrice che interpreta la protagonista principale, BelĆ©n Rueda, Ć© davvero molto brava a restituire allo spettatore tutte le emozioni contrastanti vissute dal suo personaggio.
The Orphanage ha scenografie semplici ma incredibilmente efficaci e una fotografia che gioca abilmente con le penombre e contribuisce a alimentare la componente misteriosa del racconto.
In definitiva, The Orphanage si presenta come una deliziosa favola nera con un intreccio per nulla scontato. Resta, ad oggi, uno dei film piĆ¹ originali e degno di nota allā€™interno di questo particolare filone cinematografico. E un esordio sbalorditivo, che non puĆ² lasciare indifferenti.
Produce Guillermo Del Toro.

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