1303: La paura ha inizio

1303: La Paura ha Inizio

1303: La paura ha inizio (2012) – L’horror psicologico di Michele Taverna

Nel 2012 il regista italiano Michele Taverna porta sullo schermo 1303: La paura ha inizio, remake in chiave statunitense del giapponese Apartment 1303 diretto da Ataru Oikawa nel 2007. Il film si inserisce nel filone del cosiddetto J-horror remake, sulla scia di titoli come The Ring e The Grudge, dove l’immaginario nipponico viene rielaborato per il pubblico occidentale.

Trama

La vicenda ruota attorno a Janet (interpretata da Julianne Michelle), una giovane donna che si trasferisce in un nuovo appartamento al numero 1303 di un grattacielo di lusso. Quello che sembra un sogno di indipendenza si trasforma presto in incubo: l’appartamento è infatti segnato da una lunga scia di suicidi inspiegabili. Dopo la misteriosa morte di Janet, la sorella Lara (Mischa Barton) decide di indagare, scoprendo che dietro le pareti dell’abitazione si cela una presenza oscura legata a un passato di abusi, violenza e vendetta.

Cast

Oltre alle due protagoniste femminili, nel film troviamo anche Rebecca De Mornay, nel ruolo della madre alcolizzata e disturbata delle ragazze, che conferisce al racconto una dimensione familiare carica di tensione psicologica.

Temi e stile

L’opera affronta temi classici del cinema horror di matrice giapponese – lo spirito vendicativo, il trauma che si perpetua attraverso i luoghi infestati, l’eredità della violenza domestica – ma li rielabora in un contesto americano, più diretto e spettacolare. Taverna costruisce un’atmosfera claustrofobica giocata su spazi ristretti, luci fredde e improvvisi momenti di terrore soprannaturale, facendo del palazzo un vero e proprio personaggio.

Accoglienza

1303: La paura ha inizio è stato accolto in modo contrastante da pubblico e critica. Da un lato, è stato apprezzato per il tentativo di fondere atmosfere orientali con una messa in scena hollywoodiana; dall’altro, è stato criticato per alcune soluzioni narrative prevedibili e per il confronto con l’originale, giudicato più incisivo. Nonostante ciò, resta un titolo interessante per gli appassionati del genere, soprattutto per chi ama le storie di case maledette e fantasmi implacabili.

Conclusione

Il film di Michele Taverna rappresenta un tassello particolare nella storia del remake horror: un’opera che mette in dialogo sensibilità diverse, tra l’estetica orientale e l’approccio americano, arricchita da interpretazioni intense e da una regia che privilegia l’inquietudine psicologica oltre al classico jump scare.


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