Anatolij Onoprijenko
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Anatolij Onoprijenko – Il Terminator Ucraino

Anatolij Onoprijenko – Il Terminator ucraino

Chi era Anatolij Onoprijenko

Anatolij Jurijovyč Onoprijenko nacque il 25 luglio 1959 a Lasky, un villaggio dell’allora RSS Ucraina. Cresciuto in condizioni difficili, perse la madre a soli 4 anni e fu affidato a un orfanotrofio. Da adulto, intraprese diverse professioni, tra cui quella di marinaio mercantile, che gli permise di viaggiare e vivere all’estero, soprattutto in Germania. Tuttavia, dietro questa apparente normalità si celava un individuo psicologicamente instabile e profondamente disturbato.

La scia di sangue: 52 vittime accertate

Onoprijenko fu responsabile della morte di almeno 52 persone, uccise tra il 1989 e il 1996, rendendolo uno dei serial killer più letali della storia ucraina e mondiale. I suoi crimini più efferati iniziarono nel 1995, quando si scatenò in una serie di omicidi particolarmente crudeli. Entrava nelle case isolate, massacrava intere famiglie con fucili da caccia e spesso ritornava sulla scena per bruciare i corpi o eliminare testimoni.

Onoprijenko non uccideva per motivi personali o economici: le sue vittime erano scelte a caso. Il suo modus operandi spietato e la totale assenza di rimorso gli valsero il soprannome di “Il Terminator ucraino”, per la freddezza e sistematicità con cui agiva.

Terrore in Ucraina: un Paese sotto shock

Le sue uccisioni seminavano panico nelle comunità rurali e nei piccoli centri abitati. La popolazione viveva nel terrore di un killer invisibile e imprevedibile. I media ucraini e internazionali seguirono con attenzione gli sviluppi del caso, e le autorità lanciarono una caccia all’uomo su vasta scala.
Durante l’indagine, furono arrestati diversi sospettati innocenti. Solo nel 1996 la polizia riuscì a catturare Onoprijenko, trovando a casa sua armi da fuoco, oggetti rubati e un diario con dettagli raccapriccianti degli omicidi.

Il processo e la condanna

Nel 1999, Onoprijenko fu processato e condannato a morte per 52 omicidi. Tuttavia, la pena capitale era stata abolita in Ucraina poco prima della sentenza, in linea con gli standard europei. La sua condanna fu quindi commutata in ergastolo.
Durante il processo, mostrò atteggiamenti arroganti e cinici, dichiarando di aver ricevuto “ordini dall’alto” e di essere uno “strumento del destino”. Le sue dichiarazioni sollevarono il dubbio su un possibile disturbo mentale, ma fu giudicato capace di intendere e volere.

La morte in prigione

Onoprijenko morì il 27 agosto 2013 a 54 anni, per infarto, mentre era detenuto nel carcere di Žytomyr. La sua morte pose fine a una delle vicende criminali più scioccanti dell’Europa post-sovietica, ma il suo nome resta ancora oggi sinonimo di brutalità e follia omicida.

Un simbolo del lato oscuro dell’ex URSS

Il caso di Anatolij Onoprijenko rappresenta non solo un’aberrazione individuale, ma anche il riflesso del disfacimento sociale e istituzionale dell’ex Unione Sovietica negli anni ’90. I ritardi nelle indagini, gli arresti sbagliati e la mancanza di una rete investigativa coordinata permisero a un uomo solo di compiere stragi per anni senza essere fermato.


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