Gyo

Gyo – L’Orrore che Cammina dal Mare

Un viaggio disturbante nell’immaginario putrescente di Junji Ito

Nel vasto panorama dell’horror giapponese, pochi nomi riescono a suscitare un senso di inquietudine così profondo come Junji Ito. Conosciuto per opere disturbanti come Uzumaki e Tomie, Ito ha dato vita a un’altra perla dell’orrore grottesco con Gyo – un manga che trasforma il mare e le sue creature in un incubo viscerale e meccanico.Gyo-squalo-

Trama: quando i pesci camminano sulla terra

Gyo (che in giapponese significa semplicemente “pesce”) è un manga horror in due volumi pubblicato tra il 2001 e il 2002. La storia inizia con una giovane coppia, Tadashi e Kaori, in vacanza ad Okinawa. La loro quiete viene interrotta quando strani pesci con zampe meccaniche iniziano a uscire dal mare. Le creature sono accompagnate da un fetore nauseabondo e da un suono meccanico inquietante.Gyo - donna-

Tornati a Tokyo, Tadashi scopre che l’invasione si sta espandendo. Pesci, squali e infine creature più mostruose invadono le città, spinte da un misterioso gas fetido che sembra animare delle strutture meccaniche viventi. A peggiorare la situazione, il gas ha effetti devastanti anche sugli esseri umani, trasformandoli lentamente in mostri ambulanti simili ai pesci.

Temi: corruzione, tecnologia e decomposizione

A differenza del tradizionale horror psicologico, Gyo gioca con l’orrore fisico e viscerale. Il manga è un trionfo di corpi deformati, apparati innaturali e puzza percepibile quasi dalle pagine. Le creature sembrano essere il risultato di un esperimento militare andato storto: la fusione tra tecnologia e biologia si trasforma in un incubo impossibile da fermare.Gyo - pesci-

Junji Ito riflette qui sulla paura della contaminazione, del progresso scientifico fuori controllo e della trasformazione del corpo in qualcosa di innaturale e ripugnante. Il contrasto tra il meccanico e l’organico è centrale, così come lo è la perdita dell’identità corporea.

Lo stile di Junji Ito: una spirale di disgusto

Lo stile di Ito è riconoscibile: tavole dettagliatissime, contrasti netti tra bianchi e neri e una capacità eccezionale di rappresentare il grottesco in modo quasi ipnotico. In Gyo, l’autore dà il meglio di sé nelle scene di trasformazione, creando immagini disturbanti che rimangono impresse nella mente del lettore. Il ritmo narrativo è veloce, quasi travolgente, accentuando il senso di caos e inevitabilità.Gyo - fuga-

Accoglienza e adattamenti

Nonostante Gyo non sia considerato l’opera più complessa di Ito, ha guadagnato notorietà per il suo impatto visivo e per l’originalità del concept. Nel 2012 è stato realizzato un film animato, prodotto da Ufotable, che prende però molte libertà rispetto al manga.

Il manga è stato pubblicato anche in Italia da Planet Manga in un volume unico, comprendente anche due racconti brevi: “La sedia umana” e “La nave fantasma”, che mantengono lo stesso tono disturbante.

Conclusione: il fascino dell’assurdo

Gyo è un’esperienza horror che trascende la logica. Non cerca di spiegare tutto, né di offrire una catarsi. È un’opera viscerale, che gioca con il disgusto e la fascinazione per l’incomprensibile. Se Uzumaki è la spirale dell’ossessione, Gyo è la marcia inarrestabile della putrefazione.

Per chi ama l’horror che non fa sconti, che mescola il biologico al meccanico, il realistico all’assurdo, Gyo è un tuffo in acque nere da cui è difficile riemergere.


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