RIP Terence Stamp
Addio a Terence Stamp: un ribelle elegante del cinema
Ieri ci ha lasciati Terence Stamp, e con lui se ne va non solo un attore, ma un simbolo di un modo diverso di intendere il cinema: intenso, magnetico, capace di sedurre e inquietare allo stesso tempo.
Era nato a Londra, figlio del popolo, eppure aveva lo sguardo e la presenza di un principe decaduto. In lui c’era qualcosa di aristocratico e selvaggio insieme. Forse per questo, fin dal suo debutto in Billy Budd, si capì che non sarebbe stato un attore come gli altri: Stamp non recitava, viveva i personaggi.
Negli anni ’60 divenne l’emblema di un’epoca, la Swinging London, portando sullo schermo inquietudini e desideri repressi in film come The Collector o Teorema. Era bello, certo, ma la sua bellezza non era mai rassicurante: aveva sempre qualcosa di enigmatico, di oscuro.
E poi c’era il suo Generale Zod in Superman: glaciale, imponente, con quella voce che ancora oggi riecheggia. Pochi attori hanno saputo incarnare il male con tanta eleganza. Eppure Stamp non era solo un villain: nel 1994, con Priscilla, la regina del deserto, ci ha regalato una Bernadette malinconica, fragile e ironica, che ha conquistato il cuore del pubblico.
La sua carriera è stata lunga, sorprendente, capace di reinventarsi senza mai perdere coerenza. Da Soderbergh a Fellini, da Pasolini a Villeneuve, Stamp è stato sempre fedele a se stesso: un attore libero, che non aveva paura di rischiare.
Con la sua scomparsa si spegne una luce particolare: non quella abbagliante delle star, ma quella più sottile e misteriosa di chi resta impresso dentro. Terence Stamp non era un interprete qualunque, era uno spirito ribelle del cinema, un uomo che sapeva trasformare ogni ruolo in un frammento di verità.
Il grande schermo non sarà più lo stesso senza di lui, ma i suoi sguardi, le sue parole e i suoi silenzi resteranno con noi, come un’eco che non si spegne.