Colder
Colder è un fumetto horror pubblicato da Dark Horse Comics
Scritto da Paul Tobin e illustrato da Juan Ferreyra. È una di quelle opere che riescono a combinare il terrore più viscerale con un senso di malinconia profonda, portando il lettore in un territorio in cui la follia diventa materia concreta e tangibile. Il titolo stesso è una dichiarazione d’intenti: più il protagonista scivola nell’abisso della pazzia, più il suo corpo si raffredda, come se la perdita della sanità mentale fosse una lenta trasformazione fisica verso la morte. L’idea è tanto semplice quanto inquietante e viene sviluppata con una tensione crescente e una raffinatezza narrativa rara nel fumetto horror contemporaneo.

La storia ruota attorno a Declan Thomas
Un uomo che ha passato anni in coma dopo un esperimento inquietante avvenuto in un manicomio di Boston. Quando si risveglia, scopre di possedere un dono terribile: la capacità di entrare nella mente dei folli e di curarli, ma a un prezzo altissimo per sé stesso. La città che lo circonda è allo stesso tempo reale e deformata, popolata da figure spettrali e da un’entità chiamata Nimble Jack, incarnazione della pazzia pura. È proprio Nimble Jack il motore del terrore, un villain che non ha bisogno di spiegazioni razionali, perché incarna il caos stesso. La scrittura di Tobin costruisce un mondo in bilico tra realtà e incubo, dove ogni pagina diventa un viaggio sempre più instabile nella mente umana.
Il tratto di Juan Ferreyra è un’esperienza visiva unica
Ogni tavola è curata come un quadro, con una palette cromatica che alterna tinte livide e violente a esplosioni di colore che sembrano provenire da un sogno febbrile. Ferreyra riesce a rendere la pazzia visibile, dando forma e sostanza a concetti astratti come la perdita della ragione o l’invasione mentale. Le deformazioni anatomiche, le prospettive impossibili e l’uso del colore per marcare la transizione tra lucidità e delirio sono elementi che rendono Colder un vero gioiello grafico. È un horror che non si limita a spaventare ma che disorienta, invitando il lettore a perdersi nelle sue immagini.

Il ritmo narrativo è calibrato con attenzione
Tobin non cerca il jump scare facile né si appoggia troppo sul gore, ma costruisce l’angoscia lentamente, sfruttando il silenzio, i dettagli e i momenti di calma apparente. L’horror di Colder è psicologico e sensoriale, fatto di suggestioni più che di mostri, anche se quando i mostri arrivano lo fanno con una potenza visiva devastante. C’è un equilibrio sottile tra empatia e repulsione, tra pietà e terrore, che rende il percorso di Declan tanto doloroso quanto affascinante. Si percepisce l’influenza di autori come Clive Barker e David Lynch, ma Tobin riesce a mantenere una voce propria, molto personale.
Spoiler:
Nel pieno della storia, Declan scopre che Nimble Jack non è solo un’entità esterna ma un riflesso della propria mente, un parassita che si nutre delle emozioni umane e che può esistere solo attraverso di lui. Quando decide di affrontarlo nel mondo della follia, si immerge completamente nella dimensione mentale, rischiando di perdere ciò che resta della sua umanità. Il conflitto finale non è solo fisico ma interiore, una lotta tra il desiderio di guarire e la tentazione di abbandonarsi all’oblio. Il finale è volutamente ambiguo e malinconico, lasciando aperta la possibilità che la guarigione di uno coincida con la condanna dell’altro.

Colder è un fumetto che si legge come un incubo febbrile
Ma che lascia addosso una sensazione di tristezza più che di paura. È una riflessione sull’identità, sulla mente umana e sul confine fragile tra lucidità e follia. L’opera riesce a essere disturbante senza mai scadere nel gratuito, poetica senza perdere la sua forza horror. Per chi ama i fumetti che sanno inquietare e far riflettere allo stesso tempo, è una lettura imprescindibile. Paul Tobin e Juan Ferreyra hanno creato un classico moderno del fumetto horror, capace di restare nella memoria molto dopo l’ultima pagina.
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