Angst
Regia di Gerald Kargl
Austria 1983
TRAMA
Un uomo senza nome esce dal carcere dopo aver scontato una condanna a dieci anni per l’uccisione efferata e immotivata di un’anziana donna. Entra in una tavola calda e la vista di due giovani donne scatena in lui eccitazione sessuale e pulsioni omicide. Preso un taxi proverà a uccidere la conducente; messo in un fuga si getterà in una villa isolata e scatenerà la propria furia sulle tre persone che la abitano.
CONSIDERAZIONI
Film indipendente, low budget, che nel corso degli anni si è innalzato a livello di cult assoluto del cinema estremo, diventando un punto di riferimento addirittura per registi come Gaspar Noè e Nicolas Winding Refn. Kargl dimostra in maniera dettagliata i pensieri pericolosi di uno psicopatico e malato di schizofrenia appena rilasciato dal carcere. La crudezza delle immagini racconta il suo comportamento a piede libero: il disorientamento, la sete di sadismo, l’amore/odio per le donne, le manie sessuali e le sue paure (il titolo tedesco “Angst” tradotto in italiano vuol dire “Paura”). Pochissimi dialoghi, con la voce fuori campo dei suoi pensieri che narra minuto per minuto tutto il suo percorso e il suo ingiustificabile desiderio di uccidere.
Angst è un ritratto cupo e terrificante del perverso, del morboso, dei punti più bassi che l’essere umano può toccare. Ispirato alla vita e agli omicidi del serial killer Werner Kniesek, il film del regista austriaco – l’unico girato in carriera – è un percorso caustico, orrorifico e brutale che non fa nessuno sconto alla sensibilità dello spettatore, istituendosi come un pungente commentario sull’abiezione e sulla disumanità. L’ uomo (interpretato magistralmente da Erwin Leder) racconta inizialmente in voiceover il suo passato, i suoi crimini e la prigionia, dando sfogo al suo ripugnante mondo interiore, fatto di sadismo e di completa noncuranza per l’alterità.
Impressionante la cura maniacale con cui Erwin Leder impersonifica il folle killer: lo sguardo, la mimica, il volto scavato, le angosce, i movimenti, gli scatti, le corse, gli impacci…tutto ripreso con perizia del particolari con la macchina da presa incollata al protagonista o a girargli continuamente attorno creando un climax angosciante e ansiogeno.
Angst ricorda gli home invasion e i torture porn più celebri, in alcuni punti porta alla memoria anche Arancia Meccanica e il profilo del seria killer vicino al Frank Zito di Lustig/Spinell in Maniac.
Un killer completamente in balia degli istinti, dei pensieri continui, del distorcere la realtà ma soprattutto delle sue paure. Il tutto, ripeto, continuamente racconta dalla sua voce fuori campo, un monologo che accompagna i momenti e i movimenti del protagonista nella sua inesorabile discesa negli inferi.
Delirante, claustrofobico, il sadismo negli occhi del protagonista. Scevro da orpelli; Kargl imbastisce una giornata da incubo, un omicidio in diretta entrando di continuo nella mente del serial killer. Lucido e spietato il regista ci accompagna prima e ci fa sprofondare poi, in una pulsione violenta, irrefrenabile, nel bisogno viscerale nel voler far male a qualcuno. Introspezioni e pensieri taglienti, un agire senza un fine preciso supportato da una regia vivida e tecnicamente affascinante: piani sequenza, dolly, steadicam, bodycam che mettono lo spettatore li, a fianco dell’assassino, come fossimo suoi complici.
Ritroviamo la freddezza teutonica che ha reso celebre pellicole durissime e brutali come Necromantik e Schramm di Buttgereit.
Meraviglioso il tessuto sonoro-musicale di Klaus Schulze, ex-Tangerine Dream, che taglia su misura del film una OST perfettamente minimale e adatte al contesto.
Film che troverete gratis su YouTube, di difficile reperibilità e, credo, mai doppiato in italiano.
MOMENTO PANDEMONICO
L’esplosione della furia omicida del sadico nei confronti della ragazza (la figlia nella famiglia): Rincorsa, accoltellata ripetutamente: una volta uccisa, ne beve il sangue e poi lo vomita. Poi dorme abbracciato al cadavere, con i pantaloni abbassati.
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