Caitlin McCormack L’Uncinetto che Evoca gli Spettri
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Caitlin McCormack L’Uncinetto che Evoca gli Spettri

Nel panorama dell’arte contemporanea, pochi artisti sanno coniugare la delicatezza della tecnica con l’inquietudine del contenuto come Caitlin McCormack, artista statunitense che ha fatto del filo di cotone e dell’uncinetto il mezzo per evocare forme scheletriche e spiriti del passato. Le sue opere, all’apparenza fragili e quasi eteree, sono invece dense di significati oscuri, sospesi tra l’anatomia e il simbolismo, il lutto e l’ossessione. È come se ogni sua creazione fosse un reliquiario di carne scomparsa, un’eco impigliata nel tempo che non riesce più a dissolversi.

McCormack utilizza il crochet, una tecnica storicamente associata alla cura domestica e alla femminilità tradizionale, per rovesciare il senso stesso dell’intimità. Le sue strutture scheletriche — spesso ispirate ad animali in pose contorte, uccelli accasciati, vertebre aggrovigliate — sembrano fossilizzate in uno stato di perpetua decomposizione. Non c’è gloria romantica nella morte che rappresenta, solo memorie che si rifiutano di andare via, spettri silenziosi tessuti con la stessa cura di un corredo da sposa.

Il vero orrore nelle sue opere non sta nella rappresentazione esplicita del macabro, ma nella persistenza di ciò che dovrebbe essere scomparso. Ogni nodo del filo racconta una perdita, ogni trama è una rete per contenere il dolore. McCormack ha dichiarato più volte che la sua arte nasce da un bisogno quasi compulsivo di materializzare la memoria, in particolare quella dei suoi nonni, con cui ha avuto un legame profondo. Ma ciò che rende le sue sculture davvero disturbanti è la loro immobilità imposta: sembrano animali colti nell’attimo della morte, congelati in una danza terminale.

Esposte in gallerie internazionali e acclamate dalla critica per il loro potere viscerale, le opere di Caitlin McCormack si pongono come una meditazione sull’identità, sulla malattia mentale, sull’invecchiamento e sul lutto. La loro estetica, a metà tra il gotico vittoriano e l’anatomia da museo ottocentesco, le rende perfette incarnazioni dell’horror sottile, quello che non urla ma sussurra, insinuandosi come una filigrana nera nella nostra memoria.

In un mondo sempre più digitale e sfuggente, Caitlin McCormack ci ricorda che il terrore più profondo può nascere da un gesto paziente e antico: annodare il vuoto, punto dopo punto, fino a dargli forma.


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