Caliban
Un horror spaziale brutale
Caliban è un fumetto horror sci-fi pubblicato tra il 2014 e il 2015, scritto da Garth Ennis – già noto per Preacher e The Boys – e illustrato da Facundo Percio (Fashion Beast). Ambientato nello spazio profondo, il fumetto racconta il viaggio disastroso di un equipaggio a bordo dell’astronave Caliban, coinvolto in una collisione inspiegabile con un’altra nave aliena. Il risultato è un’opera claustrofobica e disturbante, che unisce le atmosfere cupe di Alien con il body horror alla The Thing, e lo sguardo cinico e spietato tipico della scrittura di Ennis.
Atmosfera e stile, tra disperazione e silenzi
L’ambientazione è il primo punto di forza di Caliban. Lo spazio viene rappresentato come un luogo silenzioso, asettico e senza speranza. Non c’è nessuna “meraviglia cosmica” nel viaggio interstellare: solo isolamento e routine. Ennis riesce a costruire la tensione lentamente, giocando su piccoli dettagli – lo scorrere del tempo, la monotonia dei compiti di bordo, lo stanco cinismo dei personaggi. Quando il disastro avviene, è come un colpo in pieno petto, che trasforma una lenta deriva in un incubo sanguinoso.
Personaggi umani, troppo umani
Nonostante il contesto sci-fi, il cuore del fumetto è profondamente umano. I protagonisti non sono eroi, ma tecnici, ufficiali e lavoratori comuni, sfiancati da mesi nello spazio. Tra loro spiccano Nomi Gallo, una giovane addetta alle comunicazioni, e Sanchita, ingegnere dalla forte morale. La scrittura di Ennis non indulge in sentimentalismi: ogni decisione, ogni relazione è sporca di paura, rabbia o rassegnazione. Questo realismo emotivo rende i personaggi credibili, e le loro scelte – spesso tragiche – ancora più impattanti.
L’orrore alieno come riflesso dell’umanità
Il contatto con la nave aliena non è solo un evento tecnico, ma l’inizio di un’escalation verso l’orrore puro. L’alieno (o forse sarebbe meglio dire l’entità) che infesta il Caliban rappresenta qualcosa di estraneo e ineluttabile: un’intelligenza superiore, ma anche del tutto priva di empatia. Il tema dell’identità, della possessione e della trasformazione è centrale, ed Ennis lo affronta con crudezza. Non ci sono vie di fuga: lo spazio diventa prigione e tomba.
Spoiler: Il corpo, la mente, l’infezione
Nel cuore della storia, scopriamo che uno dei membri dell’equipaggio, Karien, è stato posseduto dalla coscienza aliena proveniente dalla nave sconosciuta. Non si tratta di un semplice “parassita”, ma di una forma di coscienza collettiva che ha bisogno di un corpo per manifestarsi. Karien muta lentamente, diventando qualcosa di mostruoso e invulnerabile, capace di manipolare la materia e la mente. Il suo obiettivo? Comprendere l’umanità… ma solo per distruggerla. L’unico modo per fermarlo sarà un gesto estremo e tragico, che porterà Nomi a sacrificarsi per espellere l’entità nello spazio.
Disegni e regia visiva
Facundo Percio realizza una prova visiva eccellente, sebbene non troppo celebrata: la sua linea è pulita, quasi chirurgica, ma in grado di diventare brutale nelle scene più violente. Il design delle astronavi è sobrio, tecnico, realistico; gli interni claustrofobici accentuano il senso di trappola. Le espressioni dei personaggi, spesso tese o svuotate, aggiungono ulteriore peso emotivo alla narrazione. Le scene di body horror sono disturbanti, ma non gratuite: sono funzionali al crescendo narrativo.
Un racconto di orrore e nichilismo
Caliban è un’opera breve (7 numeri), ma potente. Non cerca l’originalità a tutti i costi: i suoi riferimenti sono chiari e dichiarati. Ma li rielabora con intelligenza, lucidità e una sensibilità per il tragico che raramente si trova nel fumetto horror occidentale. È una lettura consigliata a chi cerca atmosfere alla Alien con una dose extra di nichilismo e violenza, ma anche a chi apprezza i racconti sulla condizione umana di fronte all’inspiegabile. In un panorama spesso dominato da manga e graphic novel indipendenti, Caliban è una gemma oscura da (ri)scoprire.
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