Delitto in Tuta Nera
Delitto in Tuta Nera (1958) – L’INSOSPETTABILE TERRORE IN GIALLO
Diretto dall’inglese Guy Green e prodotto dai celebri Hammer Film Studios, Delitto in tuta nera (The Snorkel) è un raffinato thriller del 1958 che mescola il brivido del delitto perfetto con l’angoscia psicologica del sospetto ignorato. Poco conosciuto rispetto ai grandi successi horror della Hammer, questo film rappresenta però un piccolo gioiello di tensione e atmosfera, degno d’essere riscoperto.
La trama: un assassino… che respira sott’ acqua
Il film si apre con un omicidio ingegnoso e inquietante: una donna viene trovata morta in una stanza chiusa ermeticamente, apparentemente vittima di suicidio. Ma lo spettatore sa già la verità: l’assassino è il marito Paul Decker (interpretato con gelido distacco da Peter van Eyck), che ha architettato un piano diabolico servendosi di una maschera da sub e di un boccaglio (lo “snorkel” del titolo originale) per restare nascosto sotto il pavimento della stanza mentre la riempiva di gas.
Tutti sembrano accettare l’ipotesi del suicidio, tranne Candy (Mandy Miller), la giovane figliastra della vittima, convinta che Decker sia colpevole. Ma chi crederà a una ragazza emotivamente fragile, considerata ancora sconvolta dalla morte dei genitori?
Un giallo psicologico teso e originale
Delitto in tuta nera gioca con maestria sul tema del gaslighting: l’assassino appare affabile e gentile, mentre la giovane Candy viene manipolata e screditata. L’intreccio è costruito con sapienza, con un crescendo di tensione che culmina in un finale amaro e beffardo, perfettamente in linea con il gusto britannico per il noir psicologico.
Il film evita l’azione spettacolare e si concentra invece sull’atmosfera: interni eleganti e inquietanti, sguardi ambigui, silenzi carichi di minaccia. La regia di Guy Green, già direttore della fotografia per David Lean, sa valorizzare ogni ombra e dettaglio visivo per aumentare la suspense.
Un piccolo classico della Hammer fuori dai soliti schemi
Prodotto dalla Hammer in un momento in cui lo studio stava affermandosi come il nuovo re dell’horror gotico europeo, The Snorkel rappresenta una deviazione dal solito immaginario vampiresco o mostruoso. Qui il mostro è un uomo comune, freddo e calcolatore, nascosto dietro una maschera di rispettabilità.
Il film è anche un esempio di “locked-room mystery”, il celebre enigma della stanza chiusa, aggiornato in chiave moderna e con un tocco di sadismo sottile, tipico del cinema britannico dell’epoca.
Conclusione
Delitto in tuta nera è un thriller elegante e sottovalutato, che merita di essere riscoperto da tutti gli amanti del giallo classico e del cinema noir psicologico. Con un’interpretazione inquietante e un meccanismo narrativo semplice ma ingegnoso, il film dimostra che a volte il terrore può arrivare in silenzio… e respirare sotto la superficie.
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