Frontiers – Ai confini dell’inferno

Frontiers – Ai confini dell’inferno
di Xavier Gens (2007)

Quattro ragazzi, braccati dalla polizia di Parigi dopo una tentata rapina, trovano rifugio in un ostello ai confini con il Lussemburgo.

Citazione.

“I tuoi capelli sono bellissimi… ma li dovrò tagliare.”

Non è il Texas, però lo ricorda tanto.

Una famiglia di pericolosi psicopatici che vive in un posto isolato. Quattro ragazzi che arrivano casualmente in quel luogo e finiscono per diventare le prede di queste persone. Vi ricorda qualcosa tutto ciò? Scommetto di sì. Cambia il luogo, cambia l’anno in cui è ambientata la vicenda, cambiano i protagonisti, ma la sostanza di fondo resta sempre la stessa. L’importante è cercare di sopravvivere, prima che la morte sopraggiunga, in modo atroce.

Considerazioni.

Xavier Gens dirige questo film che è considerato un’opera di spicco della cosiddetta nouvelle vague dell’horror francese. Un movimento artistico che ha preso vita nei primi anni del 2000 e che si caratterizza principalmente per uno stile molto crudo e violento nella messa in scena. Una violenza non fine a se stessa, ma vista come strumento di riflessione per lo spettatore.

Frontiers – Ai confini dell’inferno è forse il meno francese dei film che appartengono a questa corrente. Basta pensare alla sua ambientazione, vicino al confine con un altro Paese, quasi Gens volesse sconfinare, anche a livello geografico. E poi, per ammissione dello stesso regista, i modelli di riferimento per il film sono stati “Non aprite quella porta” e “Salò o le 120 giornate di Sodoma”, dunque una pellicola italiana e una americana. C’è inoltre da sottolineare che si ha la netta sensazione, guardando il film, che l’ostello in cui si svolge la maggior parte della vicenda, possa trovarsi davvero in qualsiasi luogo, probabilmente proprio ai confini con l’inferno.

Nella parte iniziale del film, i nostri protagonisti sono immersi nel caos dei disordini sociali scoppiati a Parigi. Cercano di approfittare della situazione per tentare una rapina, ma le cose vanno male e si vedono costretti a scappare dalla polizia, in direzione de confine con il Lussemburgo. L’arrivo in un ostello rappresenterà, per loro, l’inizio del vero incubo. Perchè i gestori di questa attività si riveleranno presto essere dei pericolosi e sadici assassini. Non sarà possibile fuggire e dunque, agli sfortunati ragazzi, non resterà altro che tentare una disperata lotta per la sopravvivenza.

Il riferimento alla situazione politica francese, è chiaro e preoccupante. L’ascesa dell’estrema destra e il possibile ritorno di antiche e mai completamente sopite ideologie naziste, è ben sottolineato nella caratterizzazione dei gestori dell’ostello. Ma resta comunque un elemento superficiale e non essenziale in una pellicola che punta, più che altro, a portare in primo piano quelle che sono delle situazioni visive estreme. Per cui, Frontiers – Ai confini dell’inferno è, prima di tutto, un film gore, in cui il sangue resta il vero protagonista. Gens non si risparmia e ci offre scene non facilmente digeribili da tutti gli spettatori: alcune sequenze richiedono davvero una certa abitudine e “predisposizione” al genere per essere visionate.

Impossibile non sottolineare, a tal proposito, gli ottimi effetti speciali che contribuiscono, non poco, alla riuscita della pellicola. Un film che ha il merito di non prendersi troppo sul serio e che, al netto di una scarsa originalità nella trama, trova giustificazione nella rappresentazione, senza freni, di una carneficina tra le più violente degli ultimi anni. Ottima la confezione e notevoli le interpretazioni degli attori coinvolti, soprattutto della protagonista principale, la bravissima Karina Testa.
La pellicola è ancora oggi bannata in Thailandia.

Conclusioni.

Frontiers – Ai confini dell’inferno è noto per il suo approccio crudo e disturbante, con elementi di gore e tensione psicologica. È considerato uno dei migliori horror francesi degli ultimi anni.


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