Giorgio Finamore tra Biomeccanica e Sublime Macabro

Giorgio Finamore tra Biomeccanica e Sublime Macabro

Origini e formazione

Nato a Venezia nel 1975, Giorgio Finamore si diploma in Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 2002. Fin dagli anni Novanta sviluppa un linguaggio personale battezzato Gotico Postmoderno, un immaginario visivo che fonde horror, fantascienza e architettura gotica in una visione estetica fortemente evocativa del rapporto simbiotico tra uomo e macchina.

Tecniche e stile

Finamore predilige il disegno a penna biro, con cui crea trame intricate tendenti al labirintico. A questo affianca pittura digitale spesso miscelata a fotografia, e la scultura in argilla arricchita da materiali di riciclo.

“Biomechanical Circus”

Il suo manifesto estetico è il libro illustrato Biomechanical Circus (Logos Edizioni, 2012), una silent book caratterizzato da illustrazioni silenziose ma cariche di tensione. Raffigura un circo macabro dominato da corpi ibridi: carne, metallo, costrutti meccanici che si intrecciano generando figure deformi, disturbanti eppure seducenti. L’atmosfera è rigorosamente monocromatica, basata su nero, grigio e bianco, per accentuare l’inquietante eleganza del sublime orrore.

L’ispirazione a Giger

Proprio come H. R. Giger, maestro dell’arte biomeccanica, Finamore esplora la fusione tra l’organico e il meccanico, evocando un senso di straniamento che colpisce tanto per la precisione dei dettagli quanto per l’impatto emotivo. L’arte di Giger, con i suoi corpi mutanti e atmosfere infernali, costituisce un punto di partenza imprescindibile nel percorso artistico di Finamore.

In un’intervista, Finamore dichiara apertamente Giger e Bosch come fonti primarie della sua estetica dark: sullo sfondo, si muovono analogie simboliche al Sublime settecentesco e al Surrealismo, all’Espressionismo e al grottesco, così come nella produzione grafica di Escher, Füssli, Munch, e altri ancora.

Temi e visionarietà

Al centro del suo lavoro c’è una riflessione critica sull’ibridazione uomo–macchina e sull’alienazione sociale. Le sue creature sembrano programmate per esibirsi in una realtà spersonalizzante, evocando mostruosità che riflettono le contraddizioni della modernità e della tecnologia (inclusi consumo, burocrazia, automazione).

Mostre ed esposizioni internazionali

Finamore ha portato il suo universo visivo in numerose mostre personali: Biomechanical Circus è stato esposto a Roma nel 2014; altre tappe includono Messico (2011), Monselice (2018), Santiago del Cile (2019), Brasile e Romania (2022-2023).

Conclusione

Giorgio Finamore emerge come un narratore visivo inquietante, capace di fondere tradizione e sperimentazione in un’estetica che parla al presente. Le sue immagini raccontano storie senza parole, in cui ogni dettaglio trasuda un orrore subliminale. La sua arte è un richiamo potente: un invito a confrontarsi con le mutazioni dell’identità, la condizione umana nell’era della biomeccanica, e la bellezza disturbante del toccare l’ignoto.


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