Ice Cream Man
Ice Cream Man è una delle opere più originali e disturbanti dell’horror contemporaneo
Un fumetto che rifiuta qualsiasi schema narrativo convenzionale per trasformarsi in un labirinto di storie autoconclusive dove il vero mostro è spesso ciò che si nasconde nella mente dei personaggi. La serie di Prince e Morazzo colpisce soprattutto per la sua capacità di reinventarsi continuamente cambiando tono, ritmo e persino struttura formale, ma mantenendo sempre intatta un’atmosfera di inquietudine crescente. Il lettore non ha punti di riferimento stabili e questo spaesamento è parte integrante dell’esperienza.

L’elemento visivo è fondamentale
Il tratto pulito e quasi morbido di Morazzo contrasta volutamente con il contenuto crudele e spesso devastante delle storie, creando un’estetica che potremmo definire da incubo in pieno giorno. I colori accesi, l’ironia grafica e le composizioni spesso geometriche rendono ogni episodio riconoscibile anche quando cambia radicalmente stile. È un horror che seduce prima di colpire e proprio per questo risulta così efficace.
Uno degli aspetti più affascinanti dell’opera
È la sua natura antologica, perché permette di spaziare dal dramma psicologico al weird cosmico, dal grottesco al metafisico. L’Ice Cream Man funge da figura liminale, un’entità che osserva e talvolta manipola, un trickster moderno che appare e scompare lasciando dietro di sé un senso di vertigine. L’umanità che attraversa queste pagine è fragile, spesso sconfitta, e il fumetto non cerca mai rassicurazioni. Ogni storia è una riflessione amara su dolore, dipendenze, perdita e sulla solitudine nelle sue infinite forme.

Spoiler:
Una delle rivelazioni più interessanti riguarda la natura duale dell’Ice Cream Man che non è semplicemente un demone o un essere malevolo, ma parte di un conflitto cosmico con il suo opposto, l’enigmatico Cowboy. Questa dicotomia aggiunge profondità alla serie trasformandola da semplice raccolta di incubi a un universo coerente dove le storie sono frammenti di una lotta antica. Anche la consapevolezza metanarrativa mostrata in certi numeri, come quello strutturato come un libro per bambini o quello che segue linee temporali divergenti, rivela un’ambizione che va oltre l’horror tradizionale.
Molto potente è l’approccio emotivo
Che accompagna ogni storia. Ice Cream Man può essere surreale, violento e spietato, ma è anche sorprendentemente empatico nel ritrarre la disperazione umana. Episodi che parlano di malattie terminali, dipendenze, fallimenti e isolamento non sono mai trattati con superficialità; l’orrore diventa un linguaggio per esprimere verità scomode, non un pretesto per lo shock fine a se stesso. È un fumetto che riesce a essere profondamente triste e profondamente terrificante nello stesso momento.

Nel complesso Ice Cream Man
È un’esperienza che lascia il segno, un’opera che sperimenta senza paura e che ridefinisce cosa può essere l’horror nel fumetto. Non è una lettura semplice né consolatoria, ma per chi cerca qualcosa di realmente originale, spiazzante e ricco di significati è una scelta praticamente obbligata. È uno di quei rari fumetti che non ti abbandonano quando chiudi il volume e che continuano a ronzarti in testa come una domanda a cui non puoi smettere di pensare.
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