Sub Aqua
Il mostro siamo noi: riflessioni ecologiche negli abissi di Sub Aqua
Uno degli aspetti più innovativi ed originali del romanzo è la scelta narrativa, da parte dell’autore, di dare voce anche allo squalo.
Pochi autori osano mettere il lettore nei panni del “mostro”, ma Rain riesce a farlo in modo credibile, spingendolo a vedere il predatore non solo come simbolo di terrore, ma anche come un prodotto – e una vittima – del mondo che l’essere umano ha contribuito e continua a deformare.
È una prospettiva che scuote, che obbliga a una riflessione quasi etica, nonostante l’adrenalina della storia.
Un oceano vivo e ostile
La scrittura è ricca, viscerale. Le descrizioni dell’oceano sono talmente dettagliate e immersive che al lettore può sembrare di faticare a respirare, a causa della pressione degli abissi o del vuoto freddo delle acque profonde.
L’autore non si limita a raccontare un evento: costruisce un mondo liquido, pulsante, spesso ostile, in cui l’essere umano perde ogni senso di controllo.
Attualità e urgenza del messaggio
Il più grande punto di forza del libro, comunque, è la sua attualità. In mezzo alla tensione e alle sequenze quasi cinematografiche, emerge un grido: quello della Terra.
Il mare, in Sub Aqua, è una creatura viva che reagisce, che si ribella. E lo fa attraverso una forma primordiale, animale, inevitabile.
In un’epoca in cui il cambiamento climatico è ancora oggetto di dibattito più che di azione, leggere questo romanzo è come ricevere uno schiaffo lucido.
Una lettura necessaria
Non è una lettura leggera: richiede attenzione, soprattutto nei salti temporali e nei passaggi tra i vari personaggi. Ma è una lettura necessaria.
Alla fine, un senso di inquietudine permane, non solo per la storia, ma per ciò che ci racconta di noi come specie.
Uno specchio poco rassicurante
Sub Aqua è un eco-thriller, ma è anche uno specchio, e non sempre riflette qualcosa di bello.
E forse proprio per questo vale la pena leggerlo.
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