Il Patto dei Lupi
(Christophe Gans,2001)
Ripercorriamo la storia di questo film:
Durante la Rivoluzione francese, chiuso nel proprio castello, il marchese D’Apcher (Hans Meyer) inizia a scrivere della sua vita passata. Il nobile ricorda di quando una misteriosa bestia si aggirava nella provincia di Gévaudan, terrorizzando e uccidendo la gente del posto.
Anno 1764. Per trovare l’animale feroce che semina il panico tra la popolazione, re Luigi XV invia a Gévaudan il cavaliere e naturalista Grégoire de Fronsac (Samuel Le Bihan), accompagnato dall’irochese Mani (Mark Dacascos).
Durante le indagini, Grégoire conosce la bella Marianne (Émilie Dequenne), la figlia del conte di Morangias (Jean Yanne), il cui fratello Jean-François (Vincent Cassel) è un avido cacciatore privo di un braccio.
Dopo l’ennesimo ritrovamento di una vittima sbranata, Fronsac si trova di fronte a due fatti molto strani: sul luogo del delitto c’è una zanna di metallo e una bambina, che ha assistito all’attacco, giura di aver visto un uomo controllare la feroce bestia.
Le investigazioni non portano a nessun risultato e così Fronsac e Mani vengono sollevati dall’incarico e richiamati a Parigi. Ma il cavaliere, deciso a risolvere il caso per sempre, torna a Gévaudan. Lì, durante un incontro segreto con Marianne, i due sono attaccati dalla bestia, che però sembra riconoscere la giovane nobile e corre via. Il mistero s’infittisce…
Considerazioni
Il Patto del Lupi” si basa su un evento storico del 18º secolo: nella provincia del Gévaudan, in Francia, una misteriosa bestia uccise più di 100 persone. Luigi XV organizzò una battuta nella quale fu catturato un lupo che fu quindi dichiarato responsabile dei massacri.
Il regista francese Christophe Gans (“Crying Freeman”) rievoca le atmosfere di quel tempo creando le figure di Grégoire de Fronsac (Samuel le Bihan / “Capitan Conan”), una sorta di scienziato-detective- Indiana Jones e di Mani (Mark Dacascos / “Crying Freeman”) uno sciamano indiano esperto nel combattimento, incaricati di indagare sulle uccisioni.
Se da una parte ci si poteva aspettare un approfondimento maggiore riguardo al sottotesto politico della vicenda ed una conseguente conclusione più misteriosa ed ambigua della storia, dall’altra la pellicola si presenta comunque come opera alquanto ambiziosa.
Innanzitutto un budget considerevole di quasi 30 milioni di dollari (tanti allora e per un pellicola europea) poi la presenza di un cast vasto, vario e di sicuro richiamo, infine le atmosfere, frutto delle curatissime scenografie ed eccellente fotografie.
A questo aggiungiamo un intrigante e coraggioso mix che richiama il cinema orientale per le scene d’azione, ma anche appunto una cura dell’immagine per quanto riguardo i luoghi ed i costumi.
Troppa carne al fuoco? Mentirei se non dicessi di sì, eppure nel suo film insieme e nonostante la sua lunghezza, il film scorre abbastanza veloce ed intrattiene e visto in quest’ottica si può senz’altro consigliarne la visione.
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