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“La Cosa dall’Altro Mondo”, il racconto che ha riscritto la paura

Un mostro invisibile. Un gruppo di scienziati isolati nell’Antartide. E una domanda agghiacciante: “Chi sei davvero?”

La cosa-copertina-Con La Cosa dall’Altro Mondo, John W. Campbell non ha solo scritto un racconto di fantascienza. Ha creato una bomba a orologeria psicologica che ancora oggi continua a fare tic-tac nella mente dei lettori.

Un classico che ha fatto scuola

Pubblicato nel 1938 sotto lo pseudonimo di Don A. Stuart, Who Goes There? (titolo originale) è uno di quei racconti che si leggono in un pomeriggio… e si ricordano per tutta la vita. La storia è ambientata in una stazione di ricerca al Polo Sud, dove un gruppo di ricercatori scopre e scongela un’antica creatura aliena. Peccato che non sia un mostro qualsiasi: la “Cosa” è in grado di assumere la forma perfetta di qualsiasi essere vivente. Compagni, amici, colleghi. Nessuno è più al sicuro. Nessuno è più chi dice di essere.La cosa-mostro-

La paranoia come protagonista

Non è la creatura aliena a spaventare davvero. È il sospetto. È quel momento in cui inizi a dubitare di chi hai accanto. È la domanda che si insinua come una lama sottile: “E se non fosse più lui?”

Campbell anticipa di decenni la grande ossessione contemporanea per l’identità e l’invisibilità del male. Il suo alieno non grugnisce, non sbava, non ruggisce. Si limita a guardarti con il volto di chi ami.La cosa-ghiacci-

Dal racconto al mito: la versione di Carpenter

Nel 1982, il regista John Carpenter riprende la storia e ne fa un film-culto: La Cosa. Un concentrato di tensione, sangue e isolamento, dove l’orrore diventa viscerale e la sfiducia è più letale del freddo. Ma il seme era tutto lì, nel racconto di Campbell: un gioco al massacro psicologico dove la sopravvivenza passa per la capacità di leggere nell’animo degli altri. E spesso anche nel proprio.

Perché leggerlo oggi

In un’epoca in cui l’identità è fluida, i confini sono incerti e la verità sempre più sfuggente, La Cosa dall’Altro Mondo risuona più attuale che mai. Non è solo un racconto di fantascienza: è una metafora del sospetto, dell’inafferrabilità dell’altro e della paura di perdere ciò che ci rende umani.

Il racconto di Campbell è un piccolo concentrato di tensione, perfetto per chi ama la narrativa intelligente che ti lascia con una domanda in più, non con una risposta in tasca.

Perché, alla fine, la vera Cosa… potresti essere tu


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