La Shining Milena Canonero
La Shining Milena Canonero è una delle costumiste più iconiche e rispettate nella storia del cinema, con una carriera che ha attraversato oltre cinque decenni e ha contribuito a plasmare l’estetica visiva di alcuni dei film più celebri mai realizzati. Nata a Torino nel 1946, Canonero ha studiato arte e design prima di trasferirsi a Londra, dove ha iniziato a lavorare come costumista per il teatro e il cinema. Il suo talento e la sua visione l’hanno portata a collaborare con alcuni dei registi più rinomati al mondo, come Stanley Kubrick, Francis Ford Coppola e Wes Anderson.
Le Collaborazioni con Stanley Kubrick e il Passaggio all’Horror
Il lavoro di Milena Canonero è forse più noto per la sua collaborazione con Stanley Kubrick, un regista con cui ha condiviso una visione artistica e un’attenzione ossessiva per i dettagli. Il loro primo progetto insieme, Arancia Meccanica (1971), ha segnato l’inizio di una partnership che avrebbe avuto un impatto duraturo sull’estetica cinematografica. Tuttavia, è con Shining (1980), uno dei film horror più iconici di sempre, che Canonero ha lasciato un’impronta indelebile nel genere.
In Shining, Canonero ha lavorato su costumi che non solo riflettono i personaggi, ma che amplificano la tensione psicologica e l’atmosfera claustrofobica del film. I costumi dei personaggi, in particolare quelli di Jack Torrance (interpretato da Jack Nicholson) e di Wendy Torrance (interpretata da Shelley Duvall), sono semplici e realistici, ma scelti con cura per sottolineare la discesa nella follia del protagonista e l’innocenza vulnerabile di Wendy. La scelta del maglione rosso indossato da Jack durante la scena iconica con l’accetta non è casuale; il colore rosso, infatti, evoca sangue e violenza, prefigurando gli eventi orribili che si svolgono all’interno dell’Overlook Hotel.
Il Tocco Unico di Canonero nell’Horror
Nonostante Shining rappresenti il contributo più noto di Canonero al genere horror, il suo approccio al design dei costumi in questo e in altri progetti riflette una comprensione profonda del potere del costume di influenzare la narrazione e l’emozione dello spettatore. Nei suoi lavori, Canonero non si limita a vestire i personaggi; piuttosto, utilizza il costume come un mezzo per esprimere temi sottili, creare contrasti visivi e costruire mondi immersivi.
In Shining, il contrasto tra i colori brillanti degli abiti dei personaggi e gli interni sempre più opprimenti e scuri dell’hotel contribuisce a intensificare il senso di isolamento e la minaccia incombente. La scelta di abiti che sembrano ordinari, quasi banali, accentua l’orrore dell’improvviso e del soprannaturale, rendendo la follia di Jack ancora più perturbante perché radicata in una realtà apparentemente normale.
Altre Incurisoni nel Genere Horror
Oltre a Shining, Canonero ha lavorato anche su altri film che, pur non appartenendo strettamente al genere horror, contengono elementi di inquietudine e tensione. Ad esempio, in A Clockwork Orange (Arancia Meccanica), anche se il film è più un thriller distopico che un horror puro, l’uso del costume è essenziale per costruire l’identità disturbante di Alex DeLarge e la sua gang. Gli abiti bianchi e asettici, abbinati a accessori stravaganti e violenti, creano un contrasto visivo che sottolinea la brutalità dei personaggi e la loro natura alienante.
Anche in film come The Hunger (1983), un horror gotico diretto da Tony Scott, Canonero ha portato il suo inconfondibile tocco. The Hunger esplora il tema del vampirismo con un’estetica elegante e decadente, dove i costumi giocano un ruolo fondamentale nel definire la natura immortale e predatoria dei personaggi. L’eleganza senza tempo degli abiti, che riflettono sia la raffinatezza che la pericolosità dei protagonisti, contribuisce a creare un’atmosfera di sottile terrore.
L’Eredità di Milena Canonero nel Cinema Horror
Sebbene Milena Canonero non sia una costumista nota principalmente per il suo lavoro nell’horror, le sue incursioni nel genere dimostrano la sua versatilità e la sua capacità di adattare il suo stile distintivo alle esigenze narrative di film molto diversi tra loro. Nei suoi progetti horror, Canonero riesce a utilizzare i costumi non solo come semplici vestiti, ma come strumenti narrativi che amplificano la suspense, esprimono tematiche complesse e arricchiscono l’esperienza visiva dello spettatore.
La sua capacità di infondere una profondità psicologica nei costumi e di utilizzarli per intensificare l’atmosfera di un film rende il suo lavoro nell’horror particolarmente memorabile. Anche se non è specializzata nel genere, le sue collaborazioni in film come Shining e The Hunger rimangono tra i contributi più raffinati e influenti alla creazione di mondi horror che sono allo stesso tempo inquietanti e visivamente affascinanti. Canonero ha dimostrato che anche nei generi più spaventosi, l’eleganza e il dettaglio nei costumi possono elevare una storia e rendere l’orrore ancora più palpabile.
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