Lansky

Lansky
di Eytan Rockaway (2021)

L’ormai anziano boss Mayer Lansky racconta la vera storia della sua vita allo scrittore David Stone. Intanto, i federali indagano…

“Ha detto di aver letto sui giornali alcune storie su di me. La mia reputazione ha l’abitudine di precedermi.

Quando non ti conoscono ti mettono delle etichette: il maestro della manipolazione, il gestore di casinò di maggior successo in America della storia, affiliato con la mafia.

I federali hanno fatto circolare la voce che io avrei 300 milioni di dollari da qualche parte.
Se per caso scopre dove si trovano, la prego, lo faccia sapere anche a me. Se non lo tiene per sé, le darò una fetta della torta.”
(Meyer Lansky)

La storia.

Meyer Lansky é stato uno dei gangster più potenti del XIX secolo.

Le sue attività criminali si sono concentrate soprattutto negli Stati Uniti, a Cuba e nei Caraibi.

In giovane età, insieme a sua madre raggiunse il padre appena emigrato in America e si trovò così a crescere esposto alla dura vita di strada di Manhattan.

Ed é proprio in questo contesto che nacque la sua amicizia con “Bugsy” Siegel e “Lucky” Luciano. In particolare, organizzò alcuni omicidi di potenti boss rivali per favorire l’ascesa di Luciano.

Durante la seconda guerra mondiale fu molto attivo nello scioglimento di alcuni raduni nazisti e nella cattura di infiltrati tedeschi.
In cambio, il governo chiuse un occhio sulle sue attività illegali.

Il suo contributo alla nascita in grande stile del gioco d’azzardo fu fondamentale. Possedeva percentuali nei casinò di Las Vegas, Cuba, Bahamas e Londra. Un vero e proprio impero.

Ha aiutato Batista a tornare al potere a Cuba corrompendo il suo rivale ed é stato determinante nel creare il sindacato criminale nazionale negli Stati Uniti, vero punto di collegamento tra le persone al potere e i criminali con reciproco vantaggio.

Per sfuggire alla legge sull’evasione fiscale, si vide costretto prima a fuggire da Cuba, quando Castro salí al potere dopo la Rivoluzione, e poi a chiedere asilo in Israele, vista la sua origine ebraica.

Tuttavia, alla fine fu ricondotto negli Stati Uniti dove venne prima condannato e poi, nel 1974, assolto, forse a causa delle sue gravi condizioni di salute.

Morirà nel 1983, in Florida, a causa di un tumore ai polmoni.

Considerazioni.

Eytan Rockaway dirige un film che scorre via veloce grazie a un abile montaggio che da ritmo e vigore alla storia raccontata.

Sequenze di dialogo tra i protagonisti ambientate nel presente si alternano efficacemente ad altre di azione che si svolgono nel passato e che servono a raccontare in immagini la vicenda narrata.

Harvey Keitel é come sempre perfetto: con la sua recitazione fatta di sguardi e gesti riesce a interpretare al meglio un personaggio che ha sempre agito da oscuro burattinaio al servizio della malavita, truffando tutto e tutti.

Basta già solo la sua presenza a fornire un valido motivo per visionare il film.

Ma non delude neppure Worthington nel ruolo del giovane scrittore in crisi che sembra trovare l’occasione della vita quando riceve l’inaspettata telefonata del famoso boss.

Pellicola piacevole e ben orchestrata nella quale si ripercorre la storia di un uomo “piccolo” e schivo, anche nei sentimenti verso i suoi famigliari, ma terribilmente potente e pericoloso.

Merita sicuramente una visione.


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