Noi (Us)
di Jordan Peele (2019)
Adelaide torna con marito e figli nella sua casa di infanzia per le vacanze estive. Quattro sconosciuti mascherati bussano alla porta.
Citazione.
“Sembrano esattamente come noi, pensano come noi, sanno dove ci troviamo.
Non si fermeranno finché non ci uccidono o noi uccidiamo loro.”
Siamo Americani.
Questa è la frase con cui la madre della famiglia di “invasori” risponde alla domanda “chi siete?”
E tutto ruota intorno a questo e a cosa questo significhi. Perchè Noi, come suggerisce il titolo originale Us (le prime due lettere di USA), è un film che parla soprattutto dell’America. E delle sue contraddizioni. La terra delle libertà che nasconde le sue brutture sotto il tappeto. Anzi, nel sottosuolo, lontano il più possibile dalla luce. Ecco quindi che il popolo di Doppelgänger che vive in quell’oscurità, diventa simbolo e metafora di una nazione dall’anima nerissima. Una nazione che garantisce il benessere a pochi e, per farlo, discrimina, schiavizza, imprigiona e emargina molti.
Considerazioni.
Jordan Peele a distanza di due anni dal suo folgorante esordio (Get out), torna con un progetto ancora più ambizioso.
Noi (Us) non si limita infatti a parlare solo del razzismo e delle sue aberrazioni, ma allarga il discorso in modo più universale. E si occupa di tutti gli oppressi, di tutti coloro che, per un motivo o per l’altro, arrivano a vedersi negare o rubare anche la loro stessa identità. Peele ci suggerisce, fin dall’inizio, che siano in molti ad essere in questa condizione.
Il film si apre così con una stupenda carrellata all’indietro, che parte dall’occhio di un coniglio in primo piano, per arrivare a un campo medio di gabbie di conigli tutti uguali. Tante gabbie, dunque, tanti prigionieri. Ma l’inizio non è solo questo; è anche e soprattuto la presentazione di una stupenda location esaltata da una fotografia davvero notevole. L’atmosfera che regna in questa prima parte di pellicola resta, ad oggi, a mio avviso, quanto di meglio abbia fatto questo regista in tutta la sua carriera.
È nella parte centrale che purtroppo le particolarità di questo film si perdono e le ottime premesse si sgonfiano, a favore di una soluzione forse più rodata, ma sicuramente meno originale. Ci ritroviamo infatti, improvvisamente, di fronte a un classico home invasion. Filmato e diretto molto bene, con la messa in scena di alcune morti particolarmente “spettacolari”, ma l’effetto déjà vu regna sovrano, come nella maggior parte delle pellicole slasher. E questo va un po’ tanto a sminuire tutta quella parte iniziale molto particolare e psicologica.
Noi (Us) torna a essere un grande film d’autore nella parte conclusiva, quando il messaggio veicolato riemerge in superficie, con prepotenza. E il discorso diventa appunto universale, perché coinvolge tutta la collettività, portando riflessioni profonde su cosa significhi la parola “umanità”. A tal proposito, è particolarmente forte e esplicativa la scena finale, anche solo per la sua potenza a livello visivo.
Conclusioni.
Noi (Us) è noto per la sua atmosfera inquietante e le sue immagini potenti, insieme a un messaggio sociale profondo. Peccato che non convinca appieno nella sua interezza, ma è capace comunque di innalzarsi rispetto alla media di altre produzioni contemporanee.La performance degli attori, in particolare di Lupita Nyong’o, è stata molto apprezzata.
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