Polaroid
Polaroid (2019) — L’incubo in uno scatto
Polaroid è un film horror del 2019 diretto da Lars Klevberg, il regista noto per aver rivitalizzato il genere horror con atmosfere studiate e un uso originale di elementi classici. Il film prende una paura semplice e familiare — il vecchio marchio di fotocamere istantanee — per trasformarla in un incubo visivo inesorabile.
La trama: uno scatto che uccide
La storia segue Bird Fitcher, una giovane timida e riservata con una passione per la fotografia analogica. Quando trova una vecchia fotocamera Polaroid ad un mercatino, non immagina che ogni immagine scattata con quel dispositivo porterà alla morte violenta della persona ritratta.
Quel che sembra all’inizio una semplice maledizione da film horror si trasforma presto in una corsa contro il tempo: Bird e i suoi amici devono scoprire l’origine di quella maledizione e il modo di fermare la catena di morti prima che tutti vengano colpiti.
Un concept semplice ma efficace
La forza narrativa di Polaroid risiede nella sua idea di base immediatamente riconoscibile. La fotocamera istantanea è un oggetto vintage, familiare, legato ai ricordi e alla documentazione di momenti felici — e proprio questa familiarità rende il terrore ancora più disturbante. Una foto non conserva solo un’immagine: sigilla il destino di chi viene immortalato.
Lars Klevberg utilizza questo concetto per costruire una tensione crescente, giocando con la paura di ciò che si vede — e di ciò che non si vede — nello scatto.
Atmosfera e inquietudine
Polaroid non punta su un horror splatter o troppo visivo, ma su un’atmosfera crescente di inquietudine. La pellicola sfrutta l’ambientazione urbana contemporanea, dove i giovani protagonisti si muovono tra feste, momenti di socialità e spazi solitari, creando un contrasto tra normalità quotidiana e manifestazioni soprannaturali sempre più intense.
La regia di Klevberg lavora molto con inquadrature strette e dettagli disturbanti, sottili segnali visivi e un uso strategico del suono, elementi che contribuiscono a mantenere lo spettatore in uno stato di ansia costante.
Personaggi e dinamiche
Il cast è costruito attorno a personaggi giovani, con dinamiche tipiche da teen horror, ma con un tocco di profondità in più. Bird diventa presto il centro emotivo della storia: non solo per la sua connessione con la fotocamera maledetta, ma anche per il suo viaggio personale verso l’accettazione di sé, le relazioni e l’affrontare le proprie paure.
Il gruppo di amici, pur inserito in dinamiche standard del genere, acquista spessore attraverso conflitti, paure individuali e la progressiva consapevolezza che la morte è una presenza inesorabile che non può essere semplicemente evitata.
Ricezione e critica
Alla sua uscita, Polaroid ha ottenuto reazioni miste. Molti appassionati di horror hanno apprezzato il concept originale e il modo in cui la pellicola sfrutta un oggetto quotidiano per costruire tensione e terrore. Altri critici hanno sottolineato che, pur avendo un’idea di base interessante, il film tende a seguire troppe convenzioni del genere senza spingersi verso sviluppi davvero sorprendenti o innovativi.
Tuttavia, la pulizia della messa in scena, un ritmo narrativo sostenuto e alcuni momenti particolarmente inquietanti lo rendono una visione consigliata per chi ama l’horror soprannaturale con un tocco moderno.
Conclusione
Polaroid è un horror che trova la sua forza nella semplicità: un oggetto innocuo che diventa strumento di morte, una protagonista disposta a scoprire fino in fondo la verità e un intreccio che, seppur familiare, riesce a spaventare con efficacia.
Per gli amanti del genere, è una pellicola che unisce suspense crescente, idee visive originali e un’atmosfera inquietante — ricordando che, a volte, una semplice fotografia può catturare molto più di un momento: può catturare l’anima.
Iscriviti al nostro canale YouTube
