Quel Motel Vicino alla Palude
Quel motel vicino alla palude – Il delirio gotico di Tobe Hooper
Dopo il successo cult di Non aprite quella porta (1974), il regista Tobe Hooper torna a scavare nei recessi più oscuri dell’America rurale con Quel motel vicino alla palude (Eaten Alive, 1976), un film horror che unisce il grottesco al surrealismo più disturbante. Lontano dall’approccio quasi documentaristico del suo precedente lavoro, questa pellicola spinge l’acceleratore sull’artificiosità e l’incubo, portando lo spettatore in una spirale di violenza, follia e atmosfere allucinatorie.
Trama
La storia si svolge in una zona paludosa e remota del Texas, dove Judd, un uomo mentalmente instabile, gestisce un fatiscente motel. L’edificio è costruito accanto a una palude popolata da un gigantesco coccodrillo che si rivela ben presto un efficace complice dei suoi omicidi. I clienti del motel, spesso vittime del caso o della loro sfortuna, si trovano a dover fronteggiare l’inquietante gestore, armato di forcone, e la minaccia ancora più terribile che si nasconde sotto le acque stagnanti.
Un’atmosfera da incubo
Tobe Hooper sceglie di girare interamente in studio, e questa decisione contribuisce a creare un mondo chiuso, opprimente e irreale. Le luci al neon, le nebbie colorate, i suoni disturbanti e la musica ansiogena accentuano il tono da incubo del film, rendendolo una sorta di teatro dell’orrore visivo e psicologico. La realtà sembra distorta, alterata dalla psicosi e dalla crudeltà, e la palude diventa una metafora del degrado umano.
I personaggi
Neville Brand interpreta Judd, un killer nevrotico e squilibrato, un personaggio che incarna il caos incontrollabile e la perdita del contatto con la realtà. Il cast comprende anche una giovane Marilyn Burns, già protagonista di Non aprite quella porta, Mel Ferrer, Carolyn Jones (celebre Morticia della serie La famiglia Addams), e Robert Englund, che qualche anno dopo sarebbe diventato famoso come Freddy Krueger.
Englund, in particolare, interpreta Buck, un personaggio violento e volgare, noto per la battuta diventata cult: “My name is Buck, and I’m rarin’ to f***”, poi ripresa anche da Quentin Tarantino in Kill Bill.
Tra exploitation e sperimentazione
Quel motel vicino alla palude si inserisce nel filone dell’exploitation horror degli anni ’70, ma lo fa con uno stile unico, mescolando violenza grafica, tensione psicologica e una componente visiva volutamente sopra le righe. Sebbene non abbia avuto lo stesso impatto del suo predecessore, il film è diventato col tempo un oggetto di culto per gli amanti del genere, apprezzato per la sua atmosfera malsana e per l’originalità della messa in scena.
Conclusione
Quel motel vicino alla palude è un film estremo, disturbante e visivamente audace, che conferma il talento visionario di Tobe Hooper nel creare mondi horror in cui l’orrore non è solo fisico, ma profondamente mentale. Un viaggio senza via di uscita nei meandri della follia americana, dove persino un motel può diventare una trappola mortale e grottesca.
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