Ruth E. Carter e la Cultura Afroamericana

Ruth E. Carter è una delle costumiste più rinomate di Hollywood, celebre per la sua capacità di creare costumi che raccontano storie profonde e culturalmente significative. La sua carriera, che si estende per oltre tre decenni, è caratterizzata da un’attenzione particolare ai dettagli e a una comprensione profonda delle narrazioni che vengono portate sullo schermo. Carter ha lavorato su un’ampia gamma di generi cinematografici, dal dramma storico alla fantascienza, fino al supereroistico. È particolarmente conosciuta per il suo lavoro sui film che esplorano la cultura afroamericana e le sue radici, come Malcolm X (1992), Amistad (1997) e Black Panther (2018), per il quale ha vinto un Oscar.

Collaborazioni con Film Horror

Anche se Ruth E. Carter non è principalmente conosciuta per il suo lavoro nel genere horror, ha contribuito con la sua maestria a progetti che hanno sfumature horror o che combinano elementi di paura e tensione psicologica. La sua esperienza nel creare costumi che raccontano storie complesse e che trasmettono emozioni profonde è evidente anche in questi film.

Vampire in Brooklyn (1995)

Uno dei lavori più noti di Carter nel campo dell’horror è Vampire in Brooklyn (1995), un film diretto da Wes Craven e interpretato da Eddie Murphy. Sebbene il film sia una commedia horror, Carter ha utilizzato i costumi per aggiungere un livello di autenticità e gravità ai personaggi, in particolare al vampiro Max. Gli abiti di Max, eleganti e raffinati, si ispirano al classico stile gotico dei vampiri ma con un tocco moderno. Carter ha utilizzato materiali ricchi e colori scuri per enfatizzare l’aria di mistero e seduzione del personaggio di Murphy, fondendo elementi tradizionali del vampirismo con un’estetica contemporanea che ha contribuito a rendere il personaggio più accessibile e intrigante per il pubblico moderno.

Beloved (1998)

Un altro esempio significativo del lavoro di Carter in un contesto che sfiora l’horror è Beloved (1998), un film diretto da Jonathan Demme, basato sul romanzo omonimo di Toni Morrison. Anche se Beloved non è un film horror nel senso tradizionale, contiene elementi soprannaturali e psicologici profondamente inquietanti, affrontando temi come il trauma e il tormento dell’anima. Nel creare i costumi per questo film, Carter ha avuto il compito di rappresentare visivamente l’orrore della schiavitù e l’opprimente atmosfera di dolore e perdita che permea la storia. I costumi sono stati progettati per riflettere non solo il periodo storico del post-Guerra Civile americana, ma anche le emozioni intense dei personaggi, specialmente nel caso del personaggio di Sethe, interpretato da Oprah Winfrey. L’uso di tessuti ruvidi e colori terrosi nei costumi di Sethe riflette la sua dura realtà e il peso del suo passato.

LoveCraft Country (2020)

Più recentemente, Ruth E. Carter ha lavorato come costumista per la serie televisiva Lovecraft Country (2020), prodotta da HBO, che mescola horror, fantasy, e storia. Sebbene non sia un film, questa serie rappresenta una delle collaborazioni più significative di Carter con il genere horror. Lovecraft Country esplora temi di razzismo e terrore soprannaturale nell’America degli anni ’50, e i costumi giocano un ruolo cruciale nel riflettere l’epoca e la tensione narrativa. Carter ha utilizzato una combinazione di costumi d’epoca accurati e abiti fantasiosi per rappresentare il contrasto tra la realtà e gli elementi sovrannaturali della serie. Ha integrato dettagli che riflettono l’identità culturale e la resistenza dei personaggi afroamericani, creando costumi che non solo stabiliscono un senso del tempo e del luogo, ma anche una forte dichiarazione visiva contro l’orrore sia reale che immaginario.

Collaborazione con Candyman (2021)

Uno dei film horror più recenti in cui Ruth E. Carter ha dimostrato il suo talento è Candyman (2021), diretto da Nia DaCosta. Questo film è una sorta di seguito spirituale dell’originale Candyman del 1992, e affronta temi di gentrificazione, razzismo e storia urbana attraverso la lente del terrore soprannaturale. Il lavoro di Carter in Candyman (2021) è particolarmente significativo perché riesce a rendere omaggio al film originale mentre aggiorna il look dei personaggi per un pubblico contemporaneo.

Nel creare i costumi per Candyman (2021), Carter ha voluto evocare il terrore e il mistero associato al leggendario personaggio del titolo, ma anche esplorare temi più profondi di identità e trauma. Il costume di Candyman, un lungo cappotto di lana scuro foderato di pelliccia, è diventato un’icona del cinema horror. Carter ha reinterpretato questo look per renderlo contemporaneo, aggiungendo texture e dettagli che riflettono la brutalità e l’orrore associati al personaggio. Il cappotto foderato di pelliccia rimane, ma con un taglio più moderno e dettagli che suggeriscono un legame con il passato tormentato del personaggio, integrando un senso di continuità storica e narrativa con il film originale.

Contributo al Genere e Eredità

Ruth E. Carter ha dimostrato una capacità unica di elevare ogni progetto a cui partecipa, utilizzando i costumi non solo per riflettere il periodo storico o il contesto culturale, ma anche per esplorare tematiche più profonde, come l’identità e la resistenza. Nel genere horror e nelle sue varianti, il suo lavoro aggiunge un ulteriore strato di complessità, utilizzando il design dei costumi per costruire un mondo che è allo stesso tempo autentico e inquietante. Il suo contributo all’industria cinematografica è stato fondamentale nel portare alla luce le storie afroamericane con una prospettiva fresca e autentica, rendendo visibili le narrazioni tradizionalmente sottorappresentate e contribuendo a cambiare il panorama del cinema contemporaneo.


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