Sinister

Sinister
di Scott Derrickson (2012)

Uno scrittore di libri true crime si trasferisce, con la famiglia, a Chatford, per rilanciare la propria carriera. Sarà l’inizio di un incubo.

Citazione.

“Scrivendo storie criminali ho imparato che quando un tutore delle legge mi dice che sto sprecando il mio tempo, vuol dire che sta sprecando il suo.”
(Ellison)

Filmini amatoriali in Super 8.

Uno scatolone chiuso nella soffitta della nuova casa, mischiato agli altri del trasloco, e un proiettore. All’interno, molti filmini amatoriali. Basta questo ad alimentare la curiosità di Ellison Oswalt. In fondo, il suo lavoro di scrittore true crime lo spinge, da sempre, in quella direzione. Soprattutto adesso che la sua fama è in netto declino e il suo ultimo successo, Kentucky Blood, è ormai un vecchio ricordo di dieci anni fa. Ellison analizza i nastri.
Ma ciò che si vede in quei filmini è spaventoso e raccapricciante. Sono immagini granulose e macabre che mostrano omicidi di massa di intere famiglie, perpetrati in modo atroce. E poi, sul finale, appare sempre una figura mostruosa, a volte nascosta in un riflesso, a volte più visibile.
Perchè quel materiale si trovava in soffitta?
Come mai i figli minori di quelle famiglie massacrate risultano tutti dispersi?
Esiste un collegamento tra i casi?

Considerazioni.

Scott Derrickson dirige questo thriller con risvolti horror in modo molto convincente.
Sinister stupisce sotto molti punti di vista e sa terrorizzare in più scene. Non si tratta, come la trama lascerebbe supporre, di una classica ghost story. C’è questa intuizione di fondo, estremamente inquietante, che salva il film dall’anonimato e lo rende originale e immediatamente riconoscibile.
Mi riferisco ovviamente alla presenza dei filmini in Super 8. Oltre a contenere sequenze altamente disturbanti, hanno il merito di annullare, agli occhi dello spettatore, quella che è la finzione scenica. Appaiono infatti come spaccati di vita reale, quasi fossero dei veri e proprio snuff movie che si intromettono, in modo dirompente, all’interno del film principale. E non solo. Con il passare dei minuti e con lo sviluppo della trama, finiscono per diventare un elemento imprescindibile, la chiave principale a disposizione di Ellison per risolvere il mistero. Insomma, da iniziale elemento di contorno, si elevano fino a raggiungere lo status di protagonisti principali. E tanto basta a fare la differenza con tante altre produzioni simili, nonché a sublimare tutto quel filone cinematografico tornato in auge da The Blair Witch Project in poi.

Sinister porta anche elementi interessanti che riguardano gli equilibri famigliari, nella rappresentazione dei silenzi e dei segreti che alimentano la vita quotidiana degli Oswalt. Significativo, a tal proposito, il fatto che nessuno della famiglia, a parte Ellison, sia a conoscenza del fatto che la nuova casa in cui si sono trasferiti sia stata teatro di un’orribile strage per impiccagione dei precedenti proprietari. Una strage che il padre scrittore vorrebbe sfruttare per ottenere nuovamente quel successo che ormai sembra essergli sfuggito dalle mani.
In ultima analisi, dunque, in Sinister non è tanto il mostro Bughuul a spaventare (un’ennesima variazione dell’uomo nero), quanto tutto ciò che gravita intorno a lui e alla storia.
Bravissimo Ethan Hawke nel ruolo del protagonista principale.

Conclusioni.

Sinister si distingue per la sua narrazione avvincente, l’atmosfera opprimente e la rappresentazione di un male antico e implacabile che porta inevitabilmente alla distruzione. Resta uno degli horror più avvincenti e riusciti degli ultimi anni, grazie all’uso dei filmini in Super 8 e a musiche e suoni che giocano un ruolo cruciale nel creare un’atmosfera costantemente tesa.


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