I Soliti Sospetti di Bryan Singer (1995)
Una nave, che si presume essere carica di droga, viene incendiata nel porto di San Pedro.
L’agente speciale Dave Kujan, a capo dell’indagine,
interroga un criminale di nome Roger “Verbal” Kint,
unico sopravvissuto al devastante incendio.
Citazione.
“La beffa più grande che il Diavolo abbia mai fatto è stata convincere il mondo che lui non esiste..
.. e come niente, sparisce..”
– Verbal Kint
Un nome leggendario
Ha iniziato la sua carriera come spacciatore di droga, in Turchia.
Il suo nome ha cominciato a farsi strada prepotentemente nel mondo della criminalità organizzata quando, di fronte alle minacce di alcuni gangster ungheresi che gli intimavano di arrendersi dopo avergli stuprato la moglie e ammazzato un figlio, non esitò a uccidere personalmente il resto della sua famiglia.
Questo, davanti a loro per poi lasciare in vita solo uno di questi gangster in modo che potesse testimoniare quanto accaduto.
Si dedicò poi personalmente al massacro di tutta la mafia ungherese prima di sparire dalla scena affidando i suoi affari a persone sottoposte che il più delle volte lavoravano per lui senza neppure saperlo.
É spietato, intelligente e inafferrabile e il suo impero criminale continua a fiorire anno dopo anno così come il suo mito. Nessuno lo ha mai visto in faccia o, perlomeno, nessuno é mai sopravvissuto abbastanza da poterlo raccontare.
Si dice addirittura sia soltanto uno spauracchio, una sorta di mito, uno specie di babau che si usa per intimorire i bambini quando non vogliono obbedire.
Tuttavia, anche alcuni adulti sostengono di non temere nulla, a parte lui.
Nessuno crede che esista davvero.
Nessuno lo ha mai conosciuto o visto qualcuno che abbia lavorato per lui.
Ma il suo nome rimbomba forte ed é leggenda.
Il suo nome é ᴋᴇʏsᴇʀ söᴢᴇ.
Considerazioni.
Bryan Singer dirige un crime drama dove tutti gli indizi che vengono svelati sono inesorabilmente ribaltati in vista del colpo di scena finale (il cosiddetto turning point), uno dei più memorabili di quel decennio.
Questo grazie alla solida, avvincente e geniale sceneggiatura di Christopher McQuarrie giustamente premiata con un Oscar.
Un mosaico perfetto dove tutti i pezzi si incastrano alla perfezione e dove tutto sembra essere il contrario di tutto.
E 𝐊𝐞𝐯𝐢𝐧 𝐒𝐩𝐚𝐜𝐞𝐲 riesce a far esplodere definitivamente tutto il suo talento interpretando quello che si presenta sulla scena come un piccolo delinquente, storpio e sgraziato, di nome Verbal Kint.
Anche per lui arriva un Oscar, meritatissimo, come miglior attore non protagonista.
Un piccolo grande cult che, soprattutto grazie ai suoi memorabili ultimi cinque minuti, si eleva fino a conquistare di diritto uno spazio nella storia del Cinema.
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