Tarantola
Tarantola (1955) – IL MOSTRO RADIOATTIVO CHE STRISCIAVA NEL DESERTO
Nel 1955, il regista Jack Arnold, già autore di classici come Il mostro della laguna nera, portò sul grande schermo uno degli incubi più emblematici della fantascienza horror degli anni ’50: Tarantula. In un decennio dominato dalla paura della guerra atomica e dalle mutazioni incontrollate, questo film divenne un perfetto simbolo dell’epoca, mescolando scienza impazzita, mostri giganti e atmosfera da B-movie con un sorprendente tocco di classe.
Trama: la scienza sfugge al controllo
Nelle vaste e desolate terre dell’Arizona, il dottor Gerald Deemer (interpretato da Leo G. Carroll) conduce esperimenti per risolvere il problema della fame nel mondo, usando un siero radioattivo in grado di far crescere rapidamente gli animali. Ma uno degli esperimenti va storto: una tarantola da laboratorio, accidentalmente esposta alla sostanza, cresce fino a dimensioni colossali e fugge nel deserto.
La creatura inizia a seminare il terrore, distruggendo allevamenti, villaggi e ogni cosa sul suo cammino. Toccherà al dottor Matt Hastings (John Agar) e alla bella assistente Stephanie Clayton (Mara Corday) scoprire la verità e tentare di fermare il mostro prima che sia troppo tardi.
L’orrore atomico e l’eco della Guerra Fredda
Tarantula è figlio della sua epoca: le radiazioni, viste con misto di fascinazione e terrore, sono la causa della catastrofe. Il film riflette le paure reali degli anni ’50, quando la bomba atomica aveva cambiato per sempre il rapporto tra l’uomo e la scienza. La tarantola gigante è solo il volto simbolico di un problema molto più grande: quello del progresso incontrollato.
Jack Arnold riesce a fondere il messaggio con l’intrattenimento, evitando il ridicolo grazie a una regia solida, un buon ritmo narrativo e un uso intelligente degli effetti speciali, che per l’epoca erano particolarmente efficaci.
Effetti speciali e atmosfera
Girato in bianco e nero, Tarantula sfrutta sovrimpressioni e modellini realistici per dare vita al ragno gigante. Il risultato, seppur oggi datato, rimane sorprendente per il 1955. Le scene in cui la tarantola attraversa la prateria o assale una casa sono iconiche e hanno influenzato intere generazioni di creature feature.
Il deserto diventa teatro perfetto per l’inquietudine, e l’atmosfera silenziosa e tesa viene amplificata da una colonna sonora incisiva e da una fotografia secca ed essenziale.
Curiosità
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In una piccola parte non accreditata appare Clint Eastwood, nei panni di un pilota che combatte la tarantola nel finale.
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Il film fu un successo commerciale e contribuì al boom dei “mostri giganti” al cinema, aprendo la strada a pellicole come Them! (1954) e Beginning of the End (1957).
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Tarantula è oggi considerato uno dei migliori esempi del filone “giganti mutanti” anni ’50, e ha ispirato numerose parodie e omaggi nel cinema successivo.
Conclusione
Tarantula non è solo un film di serie B con un ragno fuori misura: è un’opera che racconta le paure della sua generazione, mascherandole da spettacolo popolare. Il fascino della pellicola resiste al tempo, grazie alla sua genuina tensione, all’efficace costruzione del mistero e all’abilità di Jack Arnold nel dirigere un film che è insieme fantascienza, horror e monito sociale.
Un classico da riscoprire, con occhi curiosi e magari… con la luce accesa.
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