Tetsuo (The Iron Man)
Regia Shin’ya Tsukamoto
Giappone 1989
Un uomo d’affari e la sua fidanzata sono coinvolti in un incidente stradale dove investono uno sconosciuto.
Dopo aver occultato il corpo tornano a casa ma quel momento l’uomo che era al volante inizia ad avere visioni, incubi e, soprattutto, vedrà progressivamente spuntare dal proprio corpo delle parti metalliche.
Tetsuo (The Iron Man) non è solamente un visionario manifesto di cinema horror che si sposa con la cultura cyberpunk ma è pure un viaggio nel più profondo della mente umana e di un contesto sociale ben marcato, nella cultura e nelle attitudini di un Giappone progressista e proiettato nel futuro.
I dialoghi non servono, sono ai minimi sindacali, pressoché assenti, qui parlano le immagini: potenti, oniriche, trasgressive e disturbanti.
Il dolore del corpo che muta è tangibile:
la carne si fonde col metallo, produce metallo, viene posseduta dal metallo.
Ineccepibile la messa in scena che tecnicamente impressiona grazie a scelte stilistiche perfette come il bianco e nero della pellicola, l’uso frequente dello stop motion, la frenesia delle immagini grazie ai primi piani e zoom continui.
I richiami al body horror di Cronenberg, il cyborg di Cameron in Terminator, l’erotismo e la sessualità come strumento di fatale persuasione, la difficoltà nell’accettare i cambiamenti, il rapporto dell’uomo con la tecnologia sono elementi assolutamente sbandierati da Tsukamoto per tutta la durata del film usando un linguaggio visivo minimalista ma estremo. Tutto ciò dura fino ai titoli di coda fino alla stupenda e nervosa colonna sonora.
MOMENTO PANDEMONICO
La famosissima scena della trivella fallica del protagonista che, nell’atto sessuale, ucciderà la fidanzata.
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