The Deep Dark: discesa nell'abisso

The Deep Dark – Discesa nell’Abisso

The deep Dark – L’orrore nel ventre della terra

Con The Deep Dark – Discesa nell’abisso, il regista Mathieu Turi ci conduce in un horror opprimente e suggestivo, ambientato nel cuore di una miniera nel 1956. Un gruppo di minatori riceve l’ordine di accompagnare un esperto in una zona remota del sottosuolo per raccogliere misteriosi campioni. Ma qualcosa va storto: una frana li intrappola e, durante la fuga, si imbattono in una cripta antichissima che cela un’entità mostruosa, rimasta sepolta per secoli. L’incubo ha inizio in un luogo dove la luce non arriva, e il tempo sembra essersi fermato.

Una creatura ancestrale tra buio e follia

La vera forza del film risiede nella costruzione della sua creatura: un essere terrificante, antico, realizzato con straordinaria abilità artigianale. Niente effetti digitali, ma un lavoro fisico e tangibile che richiama i grandi mostri del cinema horror degli anni ’80. La regia ne mostra solo frammenti, dettagli, ombre, lasciando allo spettatore il compito di completare l’immagine nella propria mente, aumentando così la tensione e il terrore.

Un’estetica potente e cupa

Visivamente, il film colpisce per la sua fotografia monocromatica, che avvolge ogni scena in un’atmosfera plumbea e inquietante. Le gallerie della miniera sembrano interminabili, le pareti trasudano angoscia e i personaggi si muovono come spettri in un limbo minerale. L’immagine diventa quasi un’estensione del terrore, rendendo il sottosuolo un vero e proprio personaggio del film.

Un ritmo altalenante, ma un finale che ripaga

Se da un lato la pellicola fatica a mantenere un ritmo costante, con una parte centrale un po’ troppo diluita, dall’altro riesce a riscattarsi con un’esplosione finale di violenza e tensione che lascia il segno. L’attesa viene ripagata, e la discesa nell’incubo trova il suo culmine in un epilogo cupo e disperato.

Volti segnati dalla paura

Il cast offre interpretazioni solide e credibili, soprattutto nei ruoli del giovane minatore e del veterano consumato dagli anni nel sottosuolo. Tuttavia, i personaggi restano in parte sacrificati dalla narrazione, che preferisce concentrarsi sull’atmosfera e sull’orrore ancestrale piuttosto che sullo sviluppo psicologico.

Un horror lovecraftiano dal sapore europeo

The Deep Dark mescola archeologia, superstizione e terrore cosmico, evocando sensazioni alla Lovecraft. Non è solo un horror di superficie, ma un viaggio verso ciò che l’umanità ha sempre temuto: l’ignoto sepolto nel buio della terra. Un film che, pur con qualche incertezza narrativa, riesce a distinguersi grazie alla sua identità visiva, alla tensione costante e a un orrore che si insinua silenziosamente sotto la pelle.

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