The Divide

The Divide

The Divide (2011) diretto da Xavier Gens

È un film sci-fi horror che affonda le sue radici in una visione cupissima della natura umana, declinata attraverso il filtro del survival post-apocalittico. Ambientato quasi interamente all’interno di un rifugio antiatomico, il film si apre con un attacco nucleare improvviso su New York. Un gruppo eterogeneo di sopravvissuti si rifugia in cantina, trovandosi costretto a convivere in spazi angusti mentre il mondo esterno, apparentemente distrutto, rimane un’incognita. Questa premessa, semplice ma potente, funge da detonatore per un’escalation di paranoia, violenza e follia.

Il tono del film è sin dall’inizio claustrofobico e disturbante

La regia di Gens è nervosa, spesso sporca, con inquadrature ravvicinate e luci artificiali che contribuiscono a trasmettere il senso di degrado fisico e psicologico che avvolge i protagonisti. Non ci sono eroi: solo persone che, private di ogni sicurezza sociale o morale, scivolano lentamente in una spirale di brutalità. Il ritmo è lento ma deliberato, permettendo allo spettatore di sentire il peso del tempo e della decomposizione, sia degli ambienti sia delle relazioni tra i personaggi.

Michael Biehn, nei panni del custode del rifugio

Offre una performance intensa e inquietante, incarnando un’autorità ambigua che inizialmente sembra paternalistica ma che si rivela presto rigida e sospettosa. Il cast corale, composto da volti meno noti ma efficaci, riesce a rendere credibili i cambiamenti psicologici estremi che i personaggi subiscono. Il trucco e gli effetti pratici, anche se limitati nel budget, risultano realistici e ben calibrati, soprattutto nel mostrare la trasformazione fisica dei protagonisti man mano che la situazione degenera.

Il film è carico di simbolismi

Il rifugio diventa una metafora dell’inconscio collettivo, una prigione fisica che riflette la prigionia emotiva dei personaggi. La perdita di identità, la regressione all’istinto e la demolizione delle regole morali sono temi ricorrenti che echeggiano opere come Lord of the Flies o Das Experiment. Tuttavia, The Divide non propone una riflessione filosofica raffinata, ma piuttosto un incubo viscerale, una discesa nell’abisso senza filtri né compiacimenti estetici.

Spoiler:

Un punto cruciale e sconvolgente del film è la trasformazione dei personaggi Bobby e Josh, che da ragazzi relativamente normali diventano sadici aguzzini, completamente deumanizzati. In particolare, la loro relazione con Marilyn e la degenerazione sessuale e psicologica che ne consegue rappresenta uno dei momenti più disturbanti dell’intera pellicola. Il film non risparmia nulla: né la violenza fisica né quella psicologica. Quando Eva, l’unico personaggio a mantenere un briciolo di umanità, riesce a uscire dal rifugio, si trova davanti a un mondo esterno devastato, inabitabile, completamente morto. Non c’è salvezza, solo la conferma che l’orrore più grande è già accaduto – dentro l’animo umano.

The Divide non è un film facile da guardare né da digerire

È brutale, pessimista, profondamente nichilista. Non cerca redenzione né speranza, ma mette in scena la disgregazione morale in modo crudo e diretto. È una scelta stilistica e narrativa che lo rende divisivo: alcuni lo troveranno esagerato o gratuito, altri lo apprezzeranno come uno spaccato disturbante ma onesto della natura umana quando spogliata di ogni maschera sociale. Di sicuro, è un film che non lascia indifferenti.


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