The Mist
di Frank Darabont (2007)
Bridgton, Maine. Dopo una violenta tempesta, compare una misteriosa e densa nebbia, che sembra nascondere cose terrificanti al suo interno.
Citazione.
“Qualcosa nella nebbia ha preso John Lee.”
C’è qualcosa nella nebbia.
Immaginate, per un attimo, di trovarvi all’interno del supermercato locale, dove siete soliti far la spesa. Conoscete i commessi e il direttore e magari anche alcuni dei clienti che si trovano in coda alle casse o nei vari reparti. Avete appena riempito il vostro carrello perché, dopo la tempesta della notte precedente, sapete bene che é consigliabile fare provviste, prima che gli scaffali rimangano desolatamente vuoti.
E fuori c’è una strana nebbia, forse più spessa e corposa del solito, ma non vi sembra nulla di preoccupante.
Fino a quando entra un uomo ferito, di corsa. Ha gli occhi terrorizzati, spalancati e increduli.
“C’è qualcosa nella nebbia”, dice in tono allarmato.
“Qualcosa nella nebbia ha preso John Lee.”
Considerazioni.
Frank Darabont torna ad adattare uno scritto di King per il grande schermo, dopo “Le ali della libertà” e “Il miglio verde”.
The Mist é un film solido e avvincente che, dopo un rapido inizio, ci immerge subito in un vortice di mistero e tensione. E lo fa in modo convincente, senza fronzoli. La nebbia é misteriosa per sua stessa natura, perché nasconde tutto e ridefinisce la realtà che ci circonda. Darabont sfrutta questo elemento in maniera davvero intelligente, perché decide di giocare con le nostre attese e le nostre aspettative. Nella prima parte del film, la più interessante, alimenta il nostro interesse e la nostra paura. Più che mostrarci le creature nascoste all’interno della foschia circostante, si concentra nel creare un’atmosfera decisamente misteriosa e affascinante. Tanto che, quando finalmente spuntano fuori i primi tentacoli di questi mostri, quasi si rimane un po’ delusi nel dover abbandonare le proprie fantasie a riguardo. Il mistero viene così svelato e le scene diventano più esplicite, senza comunque eccedere mai nel gore più estremo. La minaccia di quel “c’è qualcosa nella nebbia” rivela la sua natura soprannaturale, pur essendo spaventosamente reale.
The mist ha anche il merito di appoggiarsi a una sceneggiatura di tutto rispetto, che riesce a fotografare perfettamente il microcosmo all’interno del supermercato. Ci troviamo una svariata rappresentanza del genere umano. Dall’invasata religiosa, convinta dell’arrivo della fine dei giorni, fino a un gruppo di uomini che fa fronte comune per superare la situazione. Ma non solo: ci sono anche dei militari e dei semplici cittadini smarriti e impauriti.
Un finale devastante.
The Mist ha un finale difficilmente dimenticabile. Un pugno nello stomaco, tremendo, che non può lasciare indifferenti. Un finale diverso da quello della novella, che lasciava aperto uno spiraglio di speranza per il futuro. Nel film, Darabont si inventa una nuova conclusione, cupa, devastante, quasi insostenibile. Ma perfetta, tanto da essere lodata anche dallo stesso King. Una conclusione che viene ricordata, ancora oggi, nelle classifiche dei finali più devastanti del cinema. Perché uccide ogni speranza.
Gli attori impegnati regalano tutti interpretazioni degne di nota, a partire dal protagonista principale Thomas Jane, con quella sua faccia dannatamente americana.
L’unica pecca di questa pellicola, sono alcuni degli effetti speciali utilizzati, che rivelano vistosamente la natura low budget del film. Peccato davvero, perché il progetto avrebbe meritato di meglio, sotto questo punto di vista.
Conclusioni.
The mist resta uno degli adattamenti migliori di un racconto di King su grande schermo. A suo modo, ha saputo conquistarsi negli anni lo status di pellicola di culto. Grazie soprattutto a una costruzione impeccabile e a un finale memorabile.
È un film che va oltre il semplice horror soprannaturale, esplorando le profondità dell’animo umano e le dinamiche sociali in situazioni di crisi. Rimane un’opera importante nel panorama del cinema horror moderno.
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