The Nice House on the Lake
The Nice House on the Lake
È un’opera che affonda le sue radici in un terrore lento e viscerale, costruito più sull’inquietudine che sull’impatto immediato. James Tynion IV, già noto per il suo lavoro su Something Is Killing the Children e The Department of Truth, qui si muove su un terreno diverso, un horror intimo, cerebrale, che fa leva sulla paranoia e sull’alienazione. La storia inizia come un classico survival contemporaneo, ma si trasforma presto in qualcosa di più complesso e disturbante, una riflessione sul senso di controllo, sulla fine del mondo e sull’umanità stessa.
L’impianto narrativo è semplice solo in apparenza
Undici persone vengono invitate da un amico misterioso, Walter, a trascorrere del tempo in una splendida villa isolata sul lago. Subito dopo il loro arrivo, scoprono che l’apocalisse è appena avvenuta: il mondo esterno è stato distrutto, e loro sono apparentemente gli unici superstiti. Da qui si dipana un mistero che si regge su dinamiche relazionali tese, frammenti di ricordi, e una tensione crescente alimentata dalla sensazione di essere osservati… o manipolati.
Il comparto grafico
Di Álvaro Martínez Bueno è uno dei punti di forza assoluti del fumetto. Il tratto elegante e quasi architettonico rende la villa un personaggio a sé, con spazi ampi ma soffocanti, simmetrici ma stranamente inquietanti. L’uso dei colori di Jordie Bellaire rafforza la sensazione di irrealtà e isolamento, mentre i dettagli nei volti e nelle posture dei personaggi suggeriscono costantemente che qualcosa non va. Ogni tavola è studiata per disorientare il lettore, spingendolo a cercare indizi nascosti nella normalità apparente.
Il ritmo è volutamente lento e riflessivo
E questo potrebbe non piacere a chi cerca un horror d’azione o più dinamico. Tuttavia, è proprio questa scelta che consente alla storia di respirare e al lettore di affezionarsi ai personaggi, ciascuno dei quali porta con sé un trauma, una verità scomoda o una colpa mai espiata. La caratterizzazione è eccellente, e Tynion riesce a dare a ognuno una voce distinta, attraverso dialoghi ben calibrati e una narrazione frammentaria che si costruisce pezzo dopo pezzo.
Spoiler:
Col passare dei capitoli si scopre che Walter non è umano: appartiene a una razza aliena che ha deciso di salvare un piccolo gruppo di esseri umani prima dell’annientamento della civiltà. Ma la “salvezza” che offre è una prigione dorata, una simulazione emotiva in cui tutto è controllato, registrato, modificabile. L’orrore non nasce solo dalla distruzione della Terra, ma dal fatto che anche le relazioni tra i superstiti sono orchestrate, filtrate attraverso una rete di menzogne e manipolazioni. Questo ribalta completamente la prospettiva iniziale: da rifugio, la casa sul lago diventa una gabbia esperienziale, una distorsione della realtà in cui l’identità individuale è sotto costante minaccia.
Nel complesso
The Nice House on the Lake è una delle opere horror più originali degli ultimi anni. Riesce a fondere fantascienza e horror psicologico in una struttura narrativa avvolgente, capace di porre domande scomode su cosa significhi davvero essere “salvati”. Non è un fumetto per chi cerca la paura da jumpscare, ma per chi è attratto dall’idea di un terrore più sottile, che cresce pagina dopo pagina e lascia un retrogusto amaro, difficile da scrollarsi di dosso.
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