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The Visit

The Visit (2015): l’orrore dietro la porta della nonna
Il ritorno al brivido essenziale secondo M. Night Shyamalan

Dopo una serie di film accolti in modo tiepido dalla critica, M. Night Shyamalan è tornato in carreggiata con The Visit, un horror a basso budget che ha sorpreso pubblico e addetti ai lavori. Sfruttando abilmente la tecnica del found footage e una storia dal sapore domestico ma disturbante, il regista di Il sesto senso ha confezionato un racconto angosciante, semplice ma efficace, che gioca con paure primarie: la perdita di controllo, la fiducia negli adulti, la follia nascosta dietro la normalità.

Trama: una vacanza che si trasforma in incubo

Due fratelli adolescenti, Becca e Tyler, partono per una settimana di vacanza a casa dei nonni materni, che non hanno mai conosciuto. La madre è in rotta con loro da anni, ma i ragazzi vogliono documentare l’incontro attraverso un filmato (da qui la forma found footage).

All’inizio tutto sembra normale, ma col passare dei giorni, i comportamenti dei nonni diventano sempre più inquietanti: regole strane, rumori notturni, gesti bizzarri. Becca e Tyler iniziano a sospettare che qualcosa non vada, e ciò che scopriranno trasformerà il soggiorno in un incubo.

L’orrore del familiare

Uno degli aspetti più forti di The Visit è il modo in cui Shyamalan trasforma la quotidianità in terrore. Non servono mostri soprannaturali: bastano uno sguardo fuori posto, una porta che non deve essere aperta, una figura che si muove nel buio.

Il film lavora sulle paure infantili legate agli anziani, alla malattia mentale, al timore di non poter contare sugli adulti. Il senso di inquietudine cresce in modo graduale e costante, sfruttando l’ambiente domestico come trappola psicologica.

Il colpo di scena

Come da tradizione Shyamalan, The Visit presenta un twist finale che ribalta completamente la percezione dello spettatore. La rivelazione è tanto semplice quanto destabilizzante, e ridefinisce ogni dettaglio precedente con una nuova, angosciante luce.

Uno Shyamalan più asciutto, ma in forma

Girato con un budget limitato, il film ha incassato oltre 98 milioni di dollari nel mondo. Shyamalan dimostra di poter costruire tensione e paura con pochi mezzi, puntando su una regia sobria e sul talento degli attori. I giovani protagonisti, Olivia DeJonge e Ed Oxenbould, offrono interpretazioni convincenti, ma sono soprattutto i due nonni — Deanna Dunagan e Peter McRobbie — a lasciare il segno con la loro ambiguità disturbante.

Horror con sottotesto

The Visit è anche un film sul trauma, sull’abbandono, sulla ricerca della verità familiare. Becca, in particolare, cerca nel viaggio non solo i nonni, ma anche un frammento perduto della storia della madre. Il film tocca corde emotive che vanno oltre il puro spavento, e questo lo rende più stratificato di quanto sembri.

Conclusione

The Visit segna il ritorno all’horror essenziale di Shyamalan: una storia compatta, disturbante, efficace. L’orrore nasce dai dettagli, dall’insinuarsi del dubbio, dalla paura che le persone che ci circondano non siano davvero ciò che sembrano. Un film inquietante nella sua semplicità, che conferma che, talvolta, la casa della nonna può essere il posto più spaventoso del mondo.

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