The Visitor

The Visitor

The Visitor, diretto da Giulio Paradisi

Accreditato come Michael J. Paradise, è uno di quei film che sfidano qualsiasi classificazione semplice. Uscito nel 1979, è un’opera che mescola horror, fantascienza, misticismo religioso e surrealismo in un amalgama visivamente e narrativamente caotico. Spesso paragonato a un incrocio tra L’esorcista, 2001: Odissea nello spazio e un film della Cannon Films sotto acido, è diventato nel tempo un vero e proprio cult per appassionati di cinema strano, imperfetto ma affascinante.

Spoiler:

La storia ruota attorno a Katy Collins, una bambina di otto anni che manifesta poteri telecinetici e un’indole sadica. Queste capacità derivano da una forza aliena malvagia chiamata Sateen, una sorta di anti-Cristo spaziale. Un’organizzazione occulta sulla Terra cerca di usare Katy per dare alla luce un nuovo avatar di Sateen. Opposta a loro c’è una misteriosa figura extraterrestre, impersonata da John Huston (!), che osserva e interviene per impedire il ritorno dell’entità malvagia. Nel climax del film, Katy si ribella, gli antagonisti sono sconfitti, e Huston porta via la bambina verso una possibile redenzione.

Temi e atmosfera

Il film esplora temi classici come la lotta tra il bene e il male, la possessione, la reincarnazione e il controllo mentale. Ma lo fa in un modo che sembra costantemente oscillare tra il kitsch e il sublime. La regia di Paradisi è fortemente influenzata dal cinema europeo degli anni ’70, con lunghi silenzi, primi piani insistiti, una fotografia psichedelica e un montaggio volutamente disorientante. Le scenografie minimaliste e i fondali astratti accentuano un senso di realtà sospesa.

Il cast improbabile

Uno degli aspetti più affascinanti di The Visitor è il suo cast assurdo. Oltre a John Huston nel ruolo del misterioso Jerzy, troviamo Shelley Winters come la domestica amorevole ma sospettosa, Lance Henriksen come il fidanzato manipolato della madre di Katy, e addirittura Sam Peckinpah (sì, il regista di Il mucchio selvaggio) in un cameo come medico che non sa recitare. La madre di Katy è interpretata da Joanna Nail, mentre Glenn Ford appare come un detective. Questo cast hollywoodiano è stato attratto principalmente dai finanziamenti internazionali del produttore Ovidio G. Assonitis, noto per aver copiato formule vincenti di altri film americani.

Curiosità dietro le quinte

Il film fu girato principalmente ad Atlanta, Georgia, per ragioni di budget e incentivi fiscali. Nonostante il cast di nomi importanti, le riprese furono complicate da barriere linguistiche, una sceneggiatura riscritta più volte e un regista europeo poco esperto nel dirigere attori americani. Sam Peckinpah, che accettò il ruolo per amicizia con il produttore, era così impacciato che le sue battute furono doppiate in post-produzione. Inoltre, il compositore Franco Micalizzi realizzò una colonna sonora funk-elettronica che oggi viene celebrata proprio per la sua dissonanza con le immagini.

Accoglienza e culto successivo

All’epoca dell’uscita, The Visitor fu stroncato dalla critica americana e ignorato da quella italiana. Il suo miscuglio di generi, effetti speciali datati e incoerenza narrativa non furono apprezzati. Tuttavia, negli anni 2000, il film venne riscoperto grazie a festival di cinema di genere e proiezioni in notturna. È stato restaurato e distribuito nuovamente nel 2013 da Drafthouse Films, diventando oggetto di culto per cinefili, appassionati di “cinema brutto” e studiosi di film ibridi postmoderni.

Conclusione: un’esperienza unica

The Visitor non è un film da consigliare a tutti. È lento, assurdo, a tratti ridicolo, ma ha un fascino indescrivibile. È un’esperienza cinematografica che si situa tra il sogno e l’incubo, tra il plagio sfacciato e l’ambizione filosofica. Chi è disposto a lasciarsi trasportare in questo vortice di immagini e simbolismi troverà un film che, proprio nella sua disfunzione, rivela una coerenza emotiva potente. Non è un capolavoro nel senso tradizionale, ma è indimenticabile nel senso più autentico del cinema cult.


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