Underwater
Underwater – Il terrore negli abissi
Quando l’oscurità non viene dallo spazio, ma dal fondo dell’oceano
Ci sono luoghi che l’uomo non è destinato a esplorare. L’oceano profondo è uno di questi: immenso, silenzioso, antico. Un regno di oscurità dove la pressione schiaccia ogni cosa e la luce non arriva mai. È qui che prende forma Underwater, il film diretto da William Eubank nel 2020, un horror claustrofobico e adrenalinico che riporta in vita l’incubo del “terrore sconosciuto” in chiave moderna.
La profondità come prigione
La storia inizia senza preamboli: un terremoto sottomarino devasta una stazione mineraria situata a oltre diecimila metri di profondità nell’Oceano Pacifico. La struttura crolla, l’acqua si infiltra ovunque e il tempo per sopravvivere è minimo. Tra i pochi superstiti c’è Norah Price (una intensa Kristen Stewart), ingegnere meccanico dal passato tormentato, costretta a lottare contro l’acqua, la pressione e — presto lo scoprirà — qualcosa di molto più spaventoso.
Per raggiungere una zona sicura, Norah e gli altri membri dell’equipaggio devono attraversare a piedi il fondale oceanico, in un cammino disperato tra oscurità e presenze misteriose. Quello che trovano fuori dalle pareti di metallo non è solo il mare… ma qualcosa di vivo, antico e affamato.
Un incubo tra fantascienza e horror
Underwater fonde elementi di sci-fi horror e survival movie, ricordando classici come Alien, The Abyss e Leviathan. William Eubank costruisce una tensione costante, senza concedere respiro allo spettatore: l’azione parte subito e non si ferma più. L’ambiente claustrofobico, i corridoi allagati e la sensazione di isolamento totale creano un’atmosfera opprimente che funziona fin dal primo minuto.
La fotografia è fredda e metallica, i suoni ovattati e lontani come in un sogno — o in un incubo sommerso. Ogni passo, ogni scricchiolio della tuta subacquea, diventa un battito di cuore in più verso la follia.
Kristen Stewart, eroina dell’abisso
In Underwater, Kristen Stewart abbandona ogni glamour e diventa una protagonista concreta, vulnerabile ma determinata. Il suo personaggio, Norah, non è una guerriera perfetta ma una sopravvissuta, un’ingegnera che affronta l’ignoto con paura e lucidità. Il film la trasforma in una moderna Ripley, sospesa tra la razionalità scientifica e l’istinto di sopravvivenza pura.
Accanto a lei, un cast efficace: Vincent Cassel nel ruolo del capitano, Jessica Henwick, T.J. Miller e John Gallagher Jr., ognuno portatore di un’umanità fragile e destinata alla distruzione.
L’orrore cosmico sotto il mare
Senza rivelare troppo, Underwater nasconde un’anima lovecraftiana: nel buio dell’oceano dorme qualcosa che non doveva essere risvegliato. L’idea che l’uomo, scavando troppo in profondità, tocchi il confine del proibito è un tema ricorrente dell’horror cosmico — e qui trova una delle sue rappresentazioni più spettacolari.
La rivelazione finale non è solo visiva, ma filosofica: l’essere umano è piccolo, irrilevante, e la sua curiosità può risvegliare orrori che sfidano la comprensione.
Conclusione
Underwater è un horror sottovalutato, arrivato nelle sale a inizio 2020 — poco prima che il mondo reale sprofondasse nel suo stesso isolamento. È un film che gioca con la paura primordiale dell’ignoto, con la pressione, il buio e il silenzio assoluto. Ogni bollicina d’aria, ogni crepa nel casco, ogni lampo di luce nel nero infinito è un richiamo alla nostra fragilità.
Un viaggio negli abissi dell’oceano e dell’animo umano, dove l’unica certezza è che là sotto, qualcosa si muove.
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