William Mortensen ed il Surrealismo Gotico Un Viaggio nell’Immaginario Fantastico

William Mortensen ed il surrealismo gotico un viaggio nell’immaginario fantastico… una figura controversa e pionieristica nella storia della fotografia, ha tracciato un percorso che sfidava le convenzioni dell’epoca, abbracciando il surreale e il gotico per creare un immaginario fantastico che resiste alle categorie tradizionali. Nato nel 1897, Mortensen si distinse per il suo rifiuto delle regole della fotografia “pura”, quella che puntava alla rappresentazione realistica della realtà, adottata da fotografi come Ansel Adams e i membri del movimento f/64. Invece, Mortensen preferiva manipolare le sue immagini per creare una visione onirica, terrificante e, spesso, esoterica, attingendo a un immaginario che univa il gotico e il fantastico in modo unico e suggestivo.

The Ethereal Figures of a Self-Taught Artist: Franck KumanIl Surrealismo Gotico: Visioni Oscure e Estetica dell’Oltre

Mortensen è ricordato come un maestro del surrealismo gotico, uno stile che combinava elementi oscuri, fantastici e onirici, plasmati attraverso un’estetica che evocava un mondo inquietante e al tempo stesso affascinante. Nelle sue opere, l’influenza del gotico letterario e artistico è palpabile: castelli in rovina, figure spettrali, bellezze fatali e creature mostruose popolano le sue fotografie, evocando atmosfere che sembrano provenire da un romanzo gotico di Edgar Allan Poe o dalle pagine di un racconto di H.P. Lovecraft.

Le sue immagini sono caratterizzate da un uso deliberato di tecniche pittoriche, come il soft focus, la sovrapposizione di immagini e la manipolazione delle stampe, che contribuiscono a creare un senso di distorsione e mistero. Questo stile è chiaramente legato alla tradizione gotica, che esplora la tensione tra bellezza e mostruosità, tra l’ordine e il caos, spesso sfidando le nozioni convenzionali di ciò che è accettabile o gradevole.

Uno dei tratti distintivi del gotico, che Mortensen abbracciò pienamente, è il concetto di “sublime” — un sentimento che mescola attrazione e repulsione, bellezza e terrore. Nei suoi ritratti, le figure femminili appaiono enigmatiche e sensuali, immerse in ambientazioni che le rendono eteree, quasi fuori dal tempo. Sono creature al confine tra umano e soprannaturale, avvolte da un’aura di mistero che le trasforma in icone gotiche.

L’Immaginario Fantastico: Tra Miti e Leggende

L’immaginario fantastico di William Mortensen si nutre di un vasto serbatoio di miti, leggende e simbolismi. Le sue fotografie evocano mondi che sembrano provenire da dimensioni parallele, dove regnano il mito e il folklore. Spesso attingeva alle figure archetipiche del mostruoso e del demoniaco, facendo emergere un’estetica del grottesco, dell’anormale e del soprannaturale. Mortensen non cercava di rappresentare la realtà tangibile, bensì di offrire una visione oltre la realtà, che potesse esplorare i confini dell’immaginazione umana.

In opere come The Initiate e The Angel of Death, si possono notare forti riferimenti ai simboli esoterici e alla mitologia. Queste immagini non si limitano a raccontare una storia visiva, ma invitano lo spettatore a esplorare il lato nascosto della psiche e a confrontarsi con le proprie paure e desideri più reconditi. Le sue rappresentazioni di figure mitologiche, come streghe, demoni e creature leggendarie, parlano di un mondo in cui il fantastico è il linguaggio dell’inconscio e dell’ignoto.

The Ethereal Figures of a Self-Taught Artist: Franck KumanLa Ribellione Contro il Modernismo

Una delle ragioni per cui Mortensen fu spesso emarginato dal mondo della fotografia mainstream è legata alla sua visione profondamente anti-modernista. In un’epoca in cui il modernismo promuoveva l’idea che l’arte dovesse essere funzionale, razionale e basata sulla realtà oggettiva, Mortensen sfidava apertamente tali concetti. Egli sosteneva che l’arte dovesse evocare emozioni, mistero e meraviglia, piuttosto che limitarsi a documentare la realtà visibile. Per Mortensen, la fotografia non era un mezzo per catturare ciò che è, ma per suggerire ciò che potrebbe essere, o ciò che si nasconde dietro il velo della realtà.

Questo lo portò a un conflitto aperto con figure influenti del mondo fotografico, come Ansel Adams, che criticava aspramente il suo lavoro, definendolo artificiale e non autentico. Adams e altri esponenti del movimento f/64 credevano che la fotografia dovesse essere una rappresentazione nitida e non manipolata del mondo naturale. Al contrario, Mortensen abbracciava la manipolazione e il ritocco, considerando la fotografia una forma d’arte pari alla pittura, dove la tecnica era solo un mezzo per esprimere una visione più profonda.

The Ethereal Figures of a Self-Taught Artist: Franck KumanL’Eredità di William Mortensen

Nonostante le critiche e l’ostracismo, il lavoro di Mortensen ha subito una notevole rivalutazione nei decenni successivi alla sua morte. Con l’ascesa della fotografia surrealista e concettuale, molti artisti e critici hanno riconosciuto il valore della sua opera e il suo ruolo pionieristico nell’esplorazione dei confini tra fotografia, arte e immaginazione. La sua influenza è evidente in molti fotografi contemporanei che utilizzano la manipolazione visiva per creare mondi fantastici e surreali, che sfidano le percezioni della realtà.

Mortensen è oggi considerato un precursore di molte delle tendenze che vediamo nell’arte visiva contemporanea, come il surrealismo fotografico, la fotografia di moda gotica e l’uso del ritocco per creare immagini che trascendono la realtà ordinaria. La sua capacità di combinare estetica gotica e immaginario fantastico ha aperto la strada a un nuovo modo di fare fotografia, in cui la narrazione visiva può essere tanto oscura quanto affascinante, tanto inquietante quanto seducente.

In conclusione, William Mortensen ed il surrealismo gotico un viaggio nell’immaginario fantastico… un esempio straordinario di come la fotografia possa essere utilizzata per esplorare i confini tra realtà e sogno, tra visibile e invisibile. Il suo lavoro continua a ispirare nuovi artisti e a sfidare le convenzioni, dimostrando che l’arte è, prima di tutto, una questione di visione personale e di immaginazione.

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