Spiral Farm

Spiral Farm

Spiral Farm (2019) – Crescere ai margini, tra utopia e realtà

Regia: Alec Tibaldi
Anno: 2019
Genere: Drammatico, Coming-of-age
Durata: 85 minuti
Cast principale: Piper De Palma, Amanda Plummer, Jade Fusco, Teo Halm, Cosimo Fusco

Un ritratto intimo e sincero

Spiral Farm è un film indipendente delicato e introspettivo, diretto da Alec Tibaldi al suo esordio nel lungometraggio. Presentato in anteprima al Slamdance Film Festival nel 2019, il film si muove tra le pieghe del racconto di formazione, esplorando il conflitto tra la sicurezza di una comunità chiusa e il desiderio di scoperta individuale. Ambientato in un contesto rurale e alternativo, Spiral Farm riflette sui temi dell’identità, dell’autonomia e del passaggio all’età adulta.

Trama

Anahita (Piper De Palma, figlia d’arte di Brian De Palma), è una ragazza diciottenne che vive in una comune agricola isolata dal mondo. In quel microcosmo dove la spiritualità, il lavoro condiviso e le relazioni libere regolano ogni cosa, Anahita si muove con grazia ma anche con crescente inquietudine. Anahita inizia a mettere in discussione la sua realtà e i suoi sogni. Vuole partire, scoprire il mondo, diventare una ballerina. Ma la sua famiglia, le tradizioni e la stessa comunità sembrano frenarla.

Una storia di transizione

Il film racconta il percorso di emancipazione della protagonista con uno sguardo gentile e non giudicante. Spiral Farm non demonizza la vita nella comune, ma ne mostra i limiti e le contraddizioni, soprattutto dal punto di vista di chi, come Anahita, è nata e cresciuta al suo interno senza poter scegliere. La tensione tra appartenenza e libertà attraversa ogni scena, mentre il silenzio, la natura e gli sguardi parlano più delle parole.

Una protagonista da scoprire

Piper De Palma è al suo debutto cinematografico e sorprende per la naturalezza e l’intensità della sua interpretazione. Il suo volto riflessivo e i gesti misurati rendono credibile il conflitto interiore della giovane Anahita. Al suo fianco, Amanda Plummer (nota per Pulp Fiction e I miserabili) interpreta con originalità la figura della madre, ancorata ai valori della comunità ma anche preoccupata per il futuro della figlia.

Regia e stile

Alec Tibaldi sceglie una regia minimalista, fatta di campi lunghi, luci naturali e tempi dilatati. Il film predilige l’osservazione piuttosto che la narrazione tradizionale. La fotografia calda e avvolgente richiama la bellezza e la quiete della vita rurale, ma allo stesso tempo suggerisce una sensazione di stasi, quasi di prigionia. Il ritmo è volutamente lento, come la vita nella comune, e permette allo spettatore di immergersi gradualmente in quell’universo.

Temi e riflessioni

Spiral Farm tocca questioni profonde come il confine tra scelta personale e indottrinamento, l’autodeterminazione, la sessualità, la spiritualità e il bisogno di appartenenza. Ma lo fa con estrema leggerezza, quasi in punta di piedi, lasciando spazio all’interpretazione e alla sensibilità di chi guarda.

Conclusione

Spiral Farm è un film piccolo ma sincero, che racconta la complessità del diventare adulti quando si cresce lontani dalle regole della società convenzionale. Un’opera d’esordio che parla di radici e di ali, di ciò che ci tiene legati e di ciò che ci fa volare. Perfetto per chi cerca storie intime, contemplative e autentiche.


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