The Poughkeepsie Tapes

The Poughkeepsie Tapes

The Poughkeepsie Tapes
Regia di John Erik Dowdle
USA 2007

TRAMA

La piccola cittadina americana di Poughkeepsie è tenuta in scacco da un feroce serial killer di nome Edward Carver.
Quando la polizia irrompe nella sua abitazione tra le diverse cose che troverà, molte saranno videocassette con sopra impresse le sue gesta.

CONSIDERAZIONI

Film particolare questo The Poughkeepsie Tapes: oltre a seguire lo stile di August Underground e Blair Witch Project, con l’utilizzo del mokumentary per raccontare i momenti puramente horror delle azioni del serial killer, fa leva anche su un approccio più poliziesco, quasi dal taglio di dossier televisivo, con interviste a polizia, esperti del crimine e gente comune nel restante minutaggio del film.

Il tutto verte sulla caccia al sadico assassino protagonista: le cronache delle indagini sono scandite dalle parole dei profiler, dai racconti da chi segue le piste, dalle testimonianze della polizia e della gente comune terrorizzata da questa presenza nella piccola cittadina di Poughkeepsie.
Ne esce un dettagliato profilo di un sadico maniaco che tortura, fa a pezzi, ha rapporti sessuali con i cadaveri, infligge tremende violenze psicologiche alle sue prede e continua a cacciare risultando imprendibile e difficilmente identificabile.
Dopo il resoconto tocca alle immagini delle videocassette che dovrebbero supportare i racconti ma qui, stranamente, tutto è controllato e raramente estremo (salvo un paio di occasioni), preferendo la morbosità e lo squilibrio psicologico allo splatter dei dettagli degli omicidi.

Comunque il risultato finale – pur non essendo privo di pecche, particolarmente nel comparto narrativo, con una trama che si disperde in diversi punti ciechi e/o abbandonati – appare come un “documento” che senza fare uso di particolari effetti speciali riesce a costruire una spessa atmosfera di disagio e paura, oltre a trovare alcuni momenti di orrore psicologico davvero sorprendenti.

The Poughkeepsie Tapes vive soprattutto di racconti degli inquirenti e dei detective, le immagini che colpiscono forte si contano forse nelle dita di una mano. È proprio il profilo del killer a destare stupore, come uccide e le peculiarità dei suoi metodi inquietano molto, la sua voce che dialoga con le vittime (non ci viene mai mostrato in viso se non con maschere che accentuano la tensione delle scene amatoriali) e tutte le analisi dei detective e dei giornalisti. Il personaggio di Ed Carver è interpretato, per la cronaca, da Ben Messmer, che lo rende teatrale, molto credibile e particolarmente spaventoso, soprattutto perchè non ha nulla di artefatto e sembra seriamente affetto dalle peggiori turbe psichiche.

Il film funziona bene come falso documentario.
Dowdle spinge sull’orrore estremo psicologico e ci riesce benissimo. Le atmosfere malsane e la violenza dei racconti, i momenti in cui l’assassino pianifica i suoi delitti, comunica con le telecamere delle stazioni di servizio mandando segnali alle forze dell’ordine e altro ancora fanno capire quanto lavoro di pianificazione e attenzione ai particolari ci sia stato dietro la stesura della sceneggiatura.

Purtroppo il film non è mai stato distribuito in Italia, lo si può trovare in rete sottotitolato. Se posso darvi un consiglio cercatelo e guardatelo, per me ne vale la pena, una particolare (ma efficace) variante nel vasto mondo dei serial killer.

MOMENTO PANDEMONICO

Quando il killer fa entrare due bambine, che volevano vendere i biscotti, nella sua casa e ci chiacchera insieme. La tensione sale alle stelle ma poi inspiegabilmente le fa andare via.
Una volta uscite si scopre il telo che copre il tavolino e sotto vedremo una sua preda imbavagliata e tenuta in ostaggio.

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