Coherence
Coherence è uno di quei film
Che dimostrano come l’orrore e la fantascienza non abbiano bisogno di grandi mezzi per risultare destabilizzanti. Ambientato quasi interamente in una casa durante una cena tra amici, costruisce la sua tensione su dialoghi naturali e su una sensazione crescente di anomalia. Fin dai primi minuti il film suggerisce che qualcosa non funzioni come dovrebbe, ma lo fa con una discrezione rara, affidandosi più all’inquietudine che allo shock.

La forza principale dell’opera
Sta nella sua idea concettuale, semplice solo in apparenza. Un evento astronomico diventa il detonatore narrativo per una riflessione sulla fragilità della realtà e sull’identità personale. Coherence non spiega quasi nulla in modo esplicito e chiede allo spettatore di restare vigile, di osservare dettagli minimi e di accettare la confusione come parte integrante dell’esperienza. È un film che non si guarda passivamente, ma si attraversa.
Lo stile registico
È volutamente grezzo e quasi documentaristico, con camera a mano e luci naturali che amplificano il senso di autenticità. Questa scelta contribuisce a rendere credibili i personaggi e le loro reazioni, facendo sembrare l’orrore qualcosa di improvviso e quotidiano. Il montaggio accompagna la progressiva perdita di certezze senza mai diventare frenetico, lasciando che il disagio si accumuli lentamente.

Il cast funziona
Perché appare imperfetto e spontaneo. I dialoghi spesso si sovrappongono e sembrano improvvisati, creando un realismo raro nel genere. Le dinamiche di gruppo, le gelosie latenti e le insicurezze personali diventano parte integrante della narrazione fantascientifica, trasformando il mistero esterno in uno specchio delle fratture interne ai personaggi.
Spoiler:
Quando il film rivela l’esistenza di più versioni della stessa casa e degli stessi personaggi, la tensione cambia natura e diventa apertamente paranoica. Il momento in cui si scopre che alcuni protagonisti cercano deliberatamente di sostituire le proprie controparti introduce un orrore morale sottile, perché non nasce da mostri o entità aliene ma da scelte egoistiche e disperate. Il finale, con la protagonista convinta di aver trovato la realtà giusta mentre un dettaglio rivela il contrario, chiude il cerchio in modo amarissimo.

Coherence è un esempio perfetto
Di fantascienza horror concettuale, capace di lasciare il segno ben oltre la visione. Non offre risposte rassicuranti né un ordine finale, ma resta addosso come un dubbio persistente. È un film che dialoga idealmente con opere come Cube o The Endless, e che merita di essere discusso e rivisto, perché ogni ritorno porta con sé nuove crepe da osservare.
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