Allison Sommers Anatomie del Sogno e dell'Incubo
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Allison Sommers Anatomie del Sogno e dell’Incubo

Nel silenzio sospeso delle tele di Allison Sommers prende forma un mondo in cui l’incubo non è urlo, ma sussurro. Le sue creature sembrano provenire da un regno di carne fragile e sogni lacerati, dove l’anatomia si piega al capriccio dell’immaginazione e la bellezza si nasconde nel grottesco. L’artista americana, attiva sulla scena del dark surrealism, ha sviluppato un linguaggio visivo unico, in cui la deformità diventa elegia e il corpo si trasforma in paesaggio emotivo.

Sommers lavora principalmente con gouache e acquerello, su superfici spesso minuscole: fogli, tavole o persino pezzi di cartone. In questo formato intimo, costruisce microcosmi di pelle, ossa e gesti contratti, in cui la materia sembra respirare. Le sue figure — a volte umanoidi, altre ibride e animali — sono immerse in ambienti ambigui, sospesi tra il dissezione e il sogno. C’è in loro una sorta di malinconia biologica, un rimpianto viscerale per qualcosa di perduto, forse l’innocenza, forse la forma stessa.

Dietro ogni pennellata si avverte la sensibilità di un’artista che indaga la fisicità della paura e il confine sottile tra dolore e meraviglia. Le sue opere non cercano lo shock, ma l’empatia: l’osservatore è spinto a riconoscersi in quei corpi imperfetti, come se l’orrore fosse solo un’altra faccia della fragilità umana.

Le atmosfere di Sommers ricordano la poesia di Bosch e Bacon, ma anche l’introspezione anatomica di Egon Schiele. Tuttavia, la sua voce resta profondamente contemporanea, figlia di un mondo in cui il trauma e la bellezza convivono nello stesso respiro.

Nel panorama dell’arte horror contemporanea, Allison Sommers rappresenta una testimonianza rara di vulnerabilità visiva: un viaggio nell’oscurità che non rinuncia alla grazia, una pittura che sussurra anziché gridare, e che trasforma il corpo mostruoso in un fragile specchio dell’anima.


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