Cat Sick Blues

CAT SICK BLUES
Regia di Dave Jackson
Australia 2015

TRAMA

Ted è un nevrotico cronico ossessionato dalla morte del proprio gatto Patrick ed è convinto di poter riportarlo in vita sacrificando nove vite umane.
Il suo folle piano subirà una brusca frenata quando conoscerà Claire, una youtuber diventata famosa grazie alla sua gatta Imelda ma anche lei in cerca di superare il recente lutto per la scomparsa dell’amato felino.

CONSIDERAZIONI

La trama ci parla di un disturbante labirinto psichico che potrebbe mettere a dura prova la vostra sanità mentale. Tranquilli, è proprio così ma non è solo così.

Finanziato prevalentemente tramite una campagna di crowdfunding su Kickstarter da circa 15.000 dollari, Cat Sick Blues ha avuto una distribuzione limitata nella patria del regista, ovvero l’Australia.
In effetti un occhio critico nota subito il profilo low budget della pellicola, il taglio di alcune riprese e soprattutto il livello medio della recitazione a tratti scolastico.
Però questo gioca, e non poco, a favore della pellicola donando quel tocco di realismo e, dato che comunque stiamo parlando di un film horror estremo, l’atmosfera weird che caratterizza i prodotti snuff.

Ted e Claire sono uniti dallo stesso destino: la morte del loro gatto e il seguente trauma da superare. Stesso destino, epiloghi diversi
Per lui Patrick è l’amico di una vita, probabilmente l’unico compagno fedele fin dall’infanzia (come vedremo nelle immagini nei titoli di coda). La morte darà il colpo di grazia a una mente già di per sé contorta e disturbata
Per lei Imelda è lo strumento della ricchezza, la star del web che grazie alla popolarità raggiunta garantisce fama e benessere alla sua padrona. L’improvvisa morte del gatto e lo stupro subito faranno cadere Claire in una spirale di dolore e solitudine.

In questo Jackson lavora bene ritagliando il profilo delineato da due protagonisti convincenti e credibili da cui ne trae il meglio possibile e li incastra in questo delirio sconvolgente.
Il risultato è un film imprevedibile e a tratti sconvolgente, che punta su dinamiche sospese fra lo slasher e il torture porn per scioccare lo spettatore, ma che sa anche elevarsi rispetto alla media dei b-movie low budget, per la sua non usuale attenzione nei confronti dello sviluppo dei personaggi e per la sua pungente critica verso le contraddizioni della società contemporanea.

Infatti le critiche che affiorano tra le righe come sottotrame sono molteplici tra cui spiccano su tutti come il regista inserisce l’alienazione del genere umano negli anni dei Social Network dove sei qualcuno se hai follower e cogliamo un velato dito puntato verso tutti coloro che idolatrano con ossessione i loro animali domestici.
Da questi principi si innalza un muro marcio, malato, cattivo e disturbante fatto di sangue, gore, splatter e violenza dove tutto ci viene mostrato.
Il look del protagonista è iconico: maxi maschera da gatto, guanti artigliati, pene gigante uncinato e maglioncino di diverse taglie più piccolo (che farà subito ridere a un primo sguardo ma poi capiremo il perché).

Jackson non ha filtri, tutto è dissacrante e fuori controllo. Il killer, che essendo una persona malata non è il prototipo dell’eleganza, è convinto che può riportare in vita il gatto immergendo il cadavere (che tiene ibernato nel congelatore di casa) nel sangue di nove vittime.
Quindi uccide, decapita, spappola crani, raccogli taniche di sangue e violenta con l’enorme protesi fallica nove disgraziate in una sequenza di momenti splatter veramente notevoli.

In tutto questo troverete sequenze demenziali, altre non prive di difetti, altre ancora insostenibili ma anche alcune notevoli per un film che farà felici i sostenitori del genere estremo.

MOMENTO PANDEMONICO

Quando Ted/Patrick si intrufola nella camera da letto mentre 4 ragazze stanno dormendo in un ostello e le ammazza tutte e in maniera differente sulle note di “Repulsion” di Mistabishi in una scena al rallentatore che difficilmente scorderete.


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