Cujo (Lewis Teague,1983)
Inseguendo un coniglio nelle belle campagne dello Stato del Maine, “Cujo”, un enorme cane San Bernardo del proprietario di una isolata officina di riparazioni, infila la testa in un covo di pipistrelli e ne viene morso contraendo la rabbia. Da lì a poco, il pacifico cane si trasforma in un orrendo e ferocissima macchina di morte.
A distanza di alcuni chilometri, si svolge la vita dei Trenton: Diana, Vic, e il piccolo Tad: una vita che era serena, ma che già all’inizio del film appare turbata da preoccupazioni di lavoro per Vic (che si allontanerà per una diecina di giorni), di natura affettiva per la donna (che ha una ormai intollerabile relazione con Joe Camber, il “dongiovanni” della cittadina) e perfino per Tad (ossessionato dall’incubo di strane presenze nella sua linda cameretta di fanciullo). Le due vicende si intrecciano. Partito il capo famiglia, Diana tronca per sempre il suo rapporto con Joe: poi va con il figlio dal meccanico per fare riparare o sostituire la batteria della sua auto. Ma il meccanico è morto, azzannato dall’inferocito animale. La macchina non si mette in moto, e Diana una volta trovatasi davanti a Cujio, sarà obbligata a rinchiudersi dentro l’auto con l’atterrito bambino.
Passeranno così 48 ore di autentica agonia: la macchina è bloccata e sconquassata ed il ringhioso custode non consente di uscirne. Da lontano Vic, allarmato per l’esito nullo delle proprie telefonate a casa (e addirittura pensando ad una fuga della donna con l’amante), ha intanto contattato la polizia della cittadina. Anche un agente inviato in cerca di Diana viene straziato e ucciso da “Cujo”. Al limite della resistenza e poiché il figlio sta per morire, Diana esce coraggiosamente dall’auto per affrontare la terribile bestia ..
Considerazioni
Non è mai cosa semplice comprimere l’essenza e la storia di un libro nella sua interezza, per quanto Cujo a conti fatti rimane ad oggi uno buon adattamento cinematografico di uno dei primi romanzi di Stephen King, che a sua volta ha sempre apprezzato la realizzazione e risultato finale del film.
Merito sicuramente di una tensione costante ed incisiva che si concentra quasi esclusivamente nella seconda parte del film. Infatti, nella parte finale, ci sarà una vera e propria sfida per la sopravvivenza da parte della protagonista (un’ottima Dee Wallace) e di suo figlio alle prese con il rabbioso San Bernardo, dando vita ad un incubo claustrofobico e psicologico abbastanza verosimile…
Dee Wallace, almeno secondo Stephen King, avrebbe dovuto ottenere una nomination all’Oscar per la sua interpretazione in Cujio che allora era il quinto adattamento hollywoodiano di un suo romanzo. A tal proposito dichiarerà :
“secondo me Dee Wallace avrebbe dovuto essere nominata per un Academy Award e avrebbe dovuto vincerlo.”
Stephen King crede fermamente che la Wallace abbia regalato agli spettatori una delle performance migliori di sempre e che il film sia stato trascurato dai membri dell’Accaddemy a causa del genere d’appartenenza: “Penso che molti di loro, beh… non dico che vadano in giro con le sacche per la colostomia ma non mi sento di dire neanche il contrario. Molti di loro sono troppo vecchi e non apprezzano quei film, ma resta il fatto che fu una performance incredibile.”
Curiosità
Stephen King ebbe a dire:
-“Cujo è l’adattamento che preferisco [dai suoi romanzi – ndr] perché conserva parte dello spirito e del sapore dell’opera. Un film forte, una specie di martello pneumatico. Non c’è finezza, non grandi pretese. Secondo me Dee Wallace avrebbe dovuto prendere l’Oscar.”
-“La scenggiatura per Cujo era buona ma venne comunque respinta. Mi sono messo a tavolino per discutere con quelli della produzione, e non c’è voluto molto per arrivare al dunque: [SPOILER] volevano girare il film ma non volevano che il ragazzino morisse e, dopo averlo confessato, mi guardarono come se si aspettassero che mi alzassi e uscissi dalla stanza. E io invece risposi: ‘Ok, d’accordo, va benissimo’. Nel romanzo non avevo potuto evitare che morisse, e pensai che sarebbe stato perfetto riuscire nel film a farlo sopravvivere e stare a vedere cosa sarebbe successo […] e poi era il loro film, dopo tutto, non il mio libro. Comunque Teague ha confezionato un ottimo prodotto.”
da “Stephen King parla” intervista rilascita al mensile Ciak e “Stephen King pocket” di Joe Arden (S&K Editori).
Basto’ un po’ di zucchero..Per fare in modo che i cani utilizzati nel film sembrassero realmente idrofobi. Gli fu sporcato il muso con del bianco d’uovo misto a zucchero. L’unico inconveniente è che ai cani questo “mappazzone” piaceva molto, e lo leccavano via…
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