Il Dia de Los Muertos è senza dubbio una delle feste messicane più conosciute in assoluto: ve lo immaginate un evento festeggiato con allegria in tutte le case, strade, piazze e cimiteri del paese?
Il Día de los Muertos, o Giorno dei Morti, è una celebrazione infatti non solo dei cari che se ne sono andati ma anche della vita.
Anche se la festa è nata in Messico, è celebrata in tutta l’America Latina con colori vivaci, calaveras (teschi) e calacas (scheletri).
Non si tratta di una versione messicana di Halloween. Anche se hanno alcune caratteristiche comuni, le due festività differiscono notevolmente per tradizione e significato.
Certo, il tema comune è quello della morte e sono entrambe basate sull’idea che gli spiriti ritornino in quel periodo dell’anno ma dal punto di vista del significato le due feste sono completamente differenti.
Le abitudini intorno a Halloween derivano dall’idea che gli spiriti siano malevoli (i bambini erano camuffati non per festa ma in modo da non essere riconosciuti e in qualche modo danneggiati), mentre nelle festività del Dia de Los Muertos, gli spiriti sono accolti con gioia: sono i membri della famiglia che tornano in mezzo ai vivi una volta all’anno, il 2 di Novembre.
Mentre Halloween è quindi una notte oscura di terrore e malizia, i festeggiamenti del Giorno dei Morti si svolgono per due giorni in un’esplosione di colori e gioia di vivere: in tutto il Messico si festeggia indossando costumi variopinti, si tengono feste e danze e si porgono offerte ai propri cari defunti.
Il dia de Los Muertos ha origini antiche, nella Mesoamerica con gli Aztechi, i Toltechi e altre antiche culture che consideravano il lutto irrispettoso per il morto.
Per queste culture pre-ispaniche, infatti, la morte era una fase naturale nel lungo continuum della vita: i morti erano ancora membri della comunità, tenuti in vita nella memoria e nello spirito e che durante il Día de los Muertos, ritornavano sulla Terra.
Dall’altra parte del globo, in Europa, Il Giorno dei Morti ebbe origine durante il nono secolo e fu introdotto in America Latina dai Conquistadores Spagnoli. Questa festa si fuse perfettamente con l’antica concezione della morte che già avevano nella cultura Atzeca: il risultato fu un mix di più culture differenti.
Nel 2008, l’UNESCO ha riconosciuto l’importanza di Día de los Muertos aggiungendo la festività alla sua lista di patrimonio culturale immateriale dell’umanità.
Il Dia de Los Muertos è una festa estremamente sociale: la folla di persone in festa si riversa nelle strade e nelle piazze pubbliche a tutte le ore del giorno e della notte. Vestirsi come scheletri fa parte del divertimento.
Le persone di tutte le età hanno i volti dipinti ad arte per assomigliare a teschi e, imitando la calavera Catrina, indossano abiti eleganti e fantasiosi e grandi cappelli.
Il fulcro della celebrazione è un altare, o ofrenda, che viene allestito non solo nelle case private e nei cimiteri, ma anche nelle piazze.
Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non si tratta di altari per adorare, ma rappresentano la porta tra la vita e la morte: hanno lo scopo di accogliere gli spiriti nel regno dei vivi e in quanto tali, sono carichi di offerte, acqua per dissetarsi dopo il lungo viaggio, cibo, foto di famiglia e una candela per ogni parente morto.
Fra gli oggetti che sono collocati sull’altare ci sono teschi di zucchero, spesso con il nome della persona inscritto nella parte superiore, il pan de Muertos, un pane speciale che è fatto appositamente per la stagione, e cempasuchil (calendule) che fioriscono proprio in questo periodo dell’anno.
In alcuni villaggi, i petali di calendula vengono posati a creare un sentiero dal luogo di sepoltura all’altare in modo da guidare le anime verso la loro casa.
In alcune comunità, è consuetudine trascorrere l’intera notte nel cimitero, ma non è vissuto come una cosa triste, piuttosto come una festa: si cena, si suona musica, si parla e si beve tutta la notte.Ma che cos’è una calavera? Calavera è la parola spagnola per dire teschio, ma nella cultura messicana ha un significato molto più profondo.Le calaveras le vedi in tutto il Messico, sono ricorrenti nei disegni e nelle incisioni delle rovine preispaniche degli Aztechi e dei Maya fino ad oggi dove vengono rappresentati in graffiti, in vestiti, in gioielli e nei tattoo.
Anche se è possibile vedere calaveras durante tutto l’anno, li si vede più spesso durante la stagione di Los Dias de Los Muertos. I calaveras ci ricordano di celebrare la nostra vita e la nostra mortalità, di guardare al passato e al futuro, ma rimanendo nel presente.
Sono un modo per riconoscere che la vita è sacra, e che la morte, “La Muerte”, è solo un altro rito di passaggio, non meno sacro della vita stessa.Anche la morte è viva. L’inevitabile non deve essere temuto o evitato: deve essere abbracciato e festeggiato. Più di ogni altra cosa, i calaveras ci ricordano di vivere
ogni momento al massimo, di affrontare la nostra mortalità con un sorriso, con coraggio e di credere nell’immortalità.
E voi anime oscure credete nell’immortalità dell’anima?
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