Lui si chiama Edoardo Vitaletti, ha 26 anni, è un brianzolo di Monza con studi da filmmaker alla New York University.
Il suo primo film, The Last Thing Mary Saw, ha ottenuto ottime recensioni in patria (la produzione è USA), inevitabili i paragoni con opere di maestri del genere come M. Night Shyamalan e, in particolare, il Robert Eggers di The VVitch.
È, difatti, la storia di una ragazza indagata, nell’America dell’800, per una morte che pare nascondere qualcosa di occulto.
La ragazza è una strega? O è diversa perché diversi (passateci il termine) sono i suoi sentimenti, perché non è conforme alla norma identitaria e sessuale?
Il film ha un bel giovane cast (le brave Stefanie Scott e Isabelle Fuhrman e il più noto, non solo per ragioni onomastiche, Rory Culkin), un’ottima regia, bella tensione, per ora non ancora in distribuzione in Italia.
Il desiderio di Edoardo Vitaletti di fare cinema non nasce da lontano, è arrivato verso la fine della scuola superiore. Lì ha iniziato a pensare che poteva esprimere i suoi pensieri e “scriverli” attraverso il linguaggio cinematografico.
Tra i 17 e i 19 anni ha pianificato, insieme alla sua famiglia, l’idea di andare a studiare cinema, e l’opzione praticamente da subito è stata quella di non rimanere in Italia.
Ha fatto l’application alla New York University e lo hanno preso.