Heartworm

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Heartworm: l’horror retrò che scava nell’anima

Nel panorama dei survival horror indipendenti, pochi titoli hanno suscitato curiosità quanto Heartworm, il gioco sviluppato da Vincent Adinolfi, previsto su PC entro il 2025. Ispirato ai classici degli anni ’90, questo titolo unisce meccaniche da survival tradizionale con un racconto psicologico profondo e disturbante.

Un ritorno alle origini dell’horror videoludico

Heartworm si presenta come una vera e propria lettera d’amore ai survival horror della prima PlayStation: telecamere fisse, grafica poligonale a bassa risoluzione e atmosfere cariche di tensione. Chi ha amato i primi Silent Hill o Resident Evil ritroverà subito quel senso di smarrimento e inquietudine, reso ancora più efficace dall’estetica volutamente “datata”, che fa leva sul fascino imperfetto della grafica rétro per aumentare l’alone di mistero.

Ma il titolo non si ferma alla semplice nostalgia: Heartworm introduce elementi originali che ne fanno un’esperienza nuova e personale.

La macchina fotografica come unica arma

La protagonista di Heartworm è Sam, una giovane donna segnata da un lutto mai superato e da un crescente senso di isolamento dal mondo reale. In cerca di risposte, Sam si avventura in una villa abbandonata che promette un contatto con l’aldilà… ma anche orrori inimmaginabili.

Nel gioco non ci sono pistole o coltelli: l’unico strumento a disposizione è una macchina fotografica. Scattando fotografie, Sam può difendersi dalle presenze ostili che popolano la casa, rivelare dettagli nascosti e manipolare l’ambiente circostante. Un’idea semplice, ma capace di ribaltare le dinamiche tipiche del genere e di amplificare la sensazione di vulnerabilità.

Horror psicologico e tematiche esistenziali

Il vero terrore in Heartworm non nasce dai mostri, ma dal viaggio interiore della protagonista. Il gioco esplora temi delicati come la perdita, la depressione e l’ossessione per la morte, conducendo il giocatore in un labirinto mentale dove il confine tra realtà e allucinazione si fa sempre più sottile.

La narrazione è frammentata e simbolica, affidata a brevi dialoghi, visioni improvvise e dettagli ambientali da scoprire con attenzione. L’atmosfera è costantemente opprimente, carica di inquietudine e silenzi pesanti, senza mai ricorrere a facili effetti shock.

Colonna sonora e atmosfera sonora

A completare l’esperienza contribuisce una colonna sonora minimale, fatta di ronzii elettronici e suoni ambientali disturbanti, che accompagnano il giocatore senza mai offrirgli vero conforto. Ogni rumore nella villa – uno scricchiolio improvviso, un respiro soffocato – può nascondere una minaccia o un ricordo da riscoprire.

Un titolo per i veri appassionati del genere

Heartworm non punta al grande pubblico, ma si rivolge ai puristi dell’horror psicologico e ai nostalgici dei survival horror classici. La sua scelta stilistica coraggiosa, unita a una storia intima e dolorosa, lo rende uno dei progetti indie più interessanti in uscita nel 2025.

Conclusioni

Con la sua estetica rétro, le meccaniche originali e il forte impianto narrativo, Heartworm promette di essere molto più di un semplice omaggio ai capolavori del passato. È un viaggio nella mente umana, nei suoi traumi e nei suoi desideri più oscuri. Un’esperienza pensata per chi cerca un horror profondo, malinconico e capace di lasciare un segno duraturo.


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