Henry – Pioggia di Sangue
Henry – Pioggia di sangue (1986): la banalità del male nel volto di un serial killer
Henry – Pioggia di sangue (Henry: Portrait of a Serial Killer), diretto da John McNaughton e completato nel 1986 (ma distribuito solo nel 1990 a causa della sua estrema violenza e del contenuto disturbante), è uno dei più scioccanti e realistici film thriller-horror mai realizzati. Ispirato liberamente alla figura reale di Henry Lee Lucas, assassino seriale statunitense, il film affronta in modo freddo e disturbante il tema del male quotidiano, mostrandone la disumanità senza filtri e senza compiacimento.
Trama
Henry (interpretato da Michael Rooker, in una performance tanto glaciale quanto disturbante) è un uomo solitario, taciturno e vagamente inquietante. Vive in una squallida periferia di Chicago, ospite dell’amico Otis, un ex carcerato. Quando nella casa arriva anche Becky, sorella di Otis e giovane fuggita da un matrimonio fallito, la convivenza sembra prendere una piega più normale. Ma Henry ha un segreto: è un assassino metodico e privo di empatia. La sua mente è fredda, razionale, alienata. Non uccide per vendetta, per passione o per bisogno: uccide perché può farlo.
Otis, affascinato dall’amoralità di Henry, finisce per diventare suo complice. I due iniziano una serie di omicidi efferati, ripresi talvolta anche con una videocamera. Becky, ignara della vera natura di entrambi, inizia a nutrire sentimenti per Henry, sperando in una via di fuga. Ma l’orrore è ormai fuori controllo.
Uno sguardo crudele e realistico
McNaughton gira il film con uno stile quasi documentaristico, freddo, spoglio, evitando ogni tipo di estetizzazione della violenza. Le uccisioni non sono accompagnate da musiche enfatiche o trucchi cinematografici: accadono con una freddezza che colpisce e destabilizza. La macchina da presa osserva da lontano, senza giudizio e senza pietà, come se ci trovassimo davanti a una cronaca.
Questa scelta rende Henry – Pioggia di sangue un film quasi insostenibile per molti spettatori. Non ci sono eroi, né possibilità di redenzione. Il male è quotidiano, banale, e può assumere il volto di un uomo qualsiasi.
Michael Rooker e la nascita di un antieroe
L’interpretazione di Michael Rooker, al suo esordio cinematografico, è probabilmente uno degli elementi più incisivi del film. Il suo Henry è distaccato, silenzioso, privo di pathos: una maschera di normalità dietro cui si cela un abisso. La sua performance gli aprirà la strada a una lunga carriera nel cinema e in televisione, ma resta qui al suo apice espressivo, in un ruolo che inquieta per la sua autenticità.
Un film maledetto
Girato con un budget irrisorio in meno di un mese, Henry venne inizialmente rifiutato da diversi festival e distributori. Il sistema di classificazione americano (MPAA) gli negò la classificazione, rendendone la distribuzione problematica. Quando finalmente uscì, fu accolto con clamore e polemiche. Alcuni critici lo definirono un capolavoro realistico sul male, altri lo condannarono come film eccessivo, pericoloso, moralmente ambiguo.
Eppure, nel tempo, è diventato un cult assoluto, citato da registi, studiosi e appassionati come uno dei film più influenti e disturbanti degli anni ’80.
Conclusione
Henry – Pioggia di sangue non è un film per tutti. È un’esperienza intensa, disturbante, che costringe lo spettatore a confrontarsi con la realtà cruda del male. Senza moralismi, senza catarsi, senza nemmeno la consolazione della giustizia. Ma è anche una riflessione potente sulla violenza latente nella società, sul voyeurismo mediatico e sull’indifferenza emotiva.
Un film scomodo, ma necessario. Una finestra spalancata sull’abisso.
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