I Fiumi di Porpora (Mathieu Kassovitz, 2000)
Tratto dal romanzo omonimo di Jean-Christophe Grangé (1998), uno dei più apprezzati scrittori thriller contemporanei e da lui stesso sceneggiato insieme al regista.
Cit.:
“Noi siamo i padroni, noi siamo gli schiavi, siamo dovunque e in nessun luogo. Siamo gli architetti dei fiumi di porpora”…
il film spicca senz’altro per un intrigante connubio giallo/mistery/thriller.
(sopratutto nella prima parte) e per il suggestivo scenario caratterizzato da un’università esclusiva in alta montagna, il ghiaccio, la neve, le alte cime.
Notevole la fotografia di Thierry Arbogast, in pratica il direttore fotografico della cinematografia di Luc Besson.
Una doverosa menzione positiva anche per l’affiatata coppia di protagonisti Jean Reno e Vincent Cassel.
Storia del film:
Sulle Alpi francesi, vicino alla piccola città universitaria di Guernon, viene scoperto il cadavere di un uomo assassinato e mutilato. L’uomo è ritrovato in posizione fetale, con gli occhi strappati e le mani tagliate. L’incarico delle indagini non è dato alla polizia locale ma al celebre commissario parigino Pierre Niemans (Jean Reno).
La vittima viene identificata come Remy Callois, professore e bibliotecario dell’Università, un’antica istituzione legata al territorio e collegata al vicino ospedale. Il primo passo del commissario Niemans è comprendere la ragione delle mutilazioni e interroga quindi, Bernard Cherneze, un oculista del posto che un tempo lavorava all’Università.
Il dottore ha una sua teoria: la posizione isolata dell’Università ha portato all’endogamia fra professori che ha prodotto disturbi genetici sempre più gravi nei bambini nati nel campus ma, negli ultimi anni, il fenomeno si è completamente invertito e i bambini del villaggio sono sempre più malati mentre quelli del college rimangono sani.
Il fatto che l’assassino rimuova le uniche parti del corpo che rendono inequivocabilmente identificabili gli individui (retina e impronte digitali) significa che vuole lasciare indizi che riportano alla genetica. Contemporaneamente ai fatti di Guernon, nel cimitero di un paese vicino è stata profanata la tomba di Judith Herault, morta a dieci anni in un incidente, e le fotografie della bambina sono state rubate dagli albi della scuola elementare. Questa volta è la polizia locale incaricata di indagare.
Così il detective Max Kerkerian (Vincent Cassel) rintraccia in un convento la madre della piccola che è diventata suora di clausura dopo l’incidente e gli racconta, in un delirio paranoide, che tutto ha avuto inizio nell’ospedale di Guernon, dove avevano portato la figlia, ammalata sempre più gravemente. Con il progredire delle indagini, il detective Kerkerian si trova ad incrociare la propria strada con quella del commissario Niemans..
Curiosità
I fiumi di porpora è stato nominato per: cinque premi César per regia, miglior film, musica, montaggio e suono; tre European Film Awards per miglior regista e i due protagonisti Reno e Cassel.
Fonte: Wikipedia
Per la prima volta impegnato a dirigere un film da una sceneggiatura alla quale ha solo collaborato, Kassovitz è stato costretto a numerose modifiche di regia a causa delle condizioni climatiche rigidissime: poche ore di sole, vento a 100 km orari, temperatura a 15 gradi sotto zero, pericolosi ghiacciai, cineprese inceppate per il freddo e l’impossibilità di utilizzare gru a 3.200 metri d’altezza.
Fonte: Scheda di Ciak del film.
Vincent Cassell ha costretto il set a bloccarsi per tre settimane a causa di un occhio nero, regalo di una delle tante scene di combattimento del film.
Fonte: FilmUP
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