Il Mostro di St. Pauli

Il Mostro di St. Pauli

Il Mostro di St. Pauli
Regia di Fatih Akin
Germania 2019

TRAMA

Amburgo, primi anni 70
Fritz Honka è un operaio alcoolizzato che frequenta assiduamente il Der Goldenen Handschuh, il pub del suo quartiere.
Qui, oltre a ubriacarsi pesantemente quasi ogni sera, avvicina donne e prostitute che poi porta a casa sua con l’intento di avere rapporti sessuali.
Però, a causa dell’impotenza dovuta all’ alcoolismo e la rabbia repressa dell’individuo, queste operazioni di adescamento spesso finiscono in tragedia.

CONSIDERAZIONI

Ispirato alla storia vera di Fritz Honka, serial killer che tra il 1970 e il 1975 uccise quattro donne, il film di Akin è un rivoltante affresco urbano dove si stagliano storie e intrecci di reietti.
In un’atmosfera di profondo degrado sociale seguiamo la quotidianità del killer: una monotonia fatta di fiumi d’alcool, sporcizia, malasanità, povertà di strumenti e sfuriate di ira che sfociano nella brutalità di omicidi.

Akin ci guida in questi luoghi e ci racconta di questi loschi figuri e la sua regia fa sì che lo spettatore si immedesima talmente tanto che a tratti la puzza dei cadaveri, il lercio del quartiere, le mura del pub pregne di fumo, alcool e sudore rendono tutto tangibile e reale.
Nemmeno il momento “quasi soft” dove il mostro smette di bere, cambia lavoro e conosce la bella Helga smorza i toni per preparare lo spettatore alla catarsi finale dove il nostro protagonista tornerà “alla sua normalità”.

Il regista dirige benissimo questo delirio popolare, la fotografia è magistrale e il tutto si abbina perfettamente alle atmosfere della Germania dell’ovest: le musiche popolari tedesche, la vita notturna nei pub di quartiere (specie quello a luci rosse del quartiere di St. Pauli) e la varietà dei soggetti che animano il pub.
Infine un plauso a Jonas Dassler, irriconoscibile protagonista che veste i panni del killer, pesantemente truccato ma completamente in parte.
Il suo goffo e deviato Honka uccide con violenza, in preda all’alcool e alla rabbia per non riuscire a consumare un atto sessuale.
Il regista ci mostrerà le varie facce del killer nella sua totalità: lo vedremo violentare e picchiare donne, smembrare i cadaveri, fare a pezzi corpi e nasconderli in casa fino a marcire ed esalare gas insopportabili.
Ma dietro a questa mostruosità c’è la vulnerabilità, la solitudine e la perversione dell’animo umano, quello del mostro protagonista e dei soggetti attorno a cui la sua misera vita gravita.

MOMENTO PANDEMONICO

Honka porterà a casa sua una ex prostituta di un campo di concentramento nazista ma non riuscendo ad avere una regolare erezione prima la picchierà a sangue, poi la strangolerà e poi la farà a pezzi.

Il Mostro di St. Pauli non è per stomaci deboli.


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