Jeepers Creepers – Il Canto Del Diavolo
di Victor Salva (2001)
Trish e suo fratello Darry, in viaggio verso casa, diventano prede di una spaventosa creatura che li perseguita.
Citazione. Ogni 23esima primavera, per 23 giorni, lui mangia.
Il Creeper.
È una creatura demonica, misteriosa e, a suo modo, affascinante. Le sue origini sono ignote e, come fisionomia, può quasi ricordare un grosso pipistrello, soprattutto quando allarga le ali per prendere il volo e spostarsi rapidamente da un posto all’altro.
Indossa un lungo cappotto invernale, degli stivali e un cappello per camuffarsi tra gli uomini.
Il Creeper caccia a intervalli regolari di tempo. Lo fa per nutrirsi di carne umana, in modo da rigenerarsi e vivere in eterno. È alla ricerca soprattutto di organi.
Ma non uccide chiunque gli capiti a tiro. Questo mostro alato fiuta a lungo le sue vittime e sceglie accuratamente quali parti del loro corpo mangiare.
E quando sceglie, non si ferma fino a che non raggiunge il suo obiettivo.
Considerazioni.
Victor Salva dirige questa pellicola che profuma molto di anni ‘80.
Jeepers Creepers – il Canto del diavolo appare come un prodotto arrivato un po’ fuori tempo massimo, quando ormai parte di quella cinematografia aveva esaurito da tempo il suo periodo di gloria. Dal punto di vista della trama infatti non c’è nulla di nuovo da segnalare. Siamo di fronte all’ennesimo mostro che da la caccia a due adolescenti. Ma, in questo caso, sono i dettagli a fare la differenza e a giustificare questa operazione un po’ nostalgica, se così vogliamo definirla.
Per esempio, è da sottolineare il lavoro scenografico che sta dietro alla creazione del covo del Creeper. Tutti quei corpi, senza organi, ricuciti e appesi alle pareti della grotta e conservati perfettamente “come in una versione allucinata della Cappella Sistina”, non rappresentano solo qualcosa di potente a livello visivo, ma ci lasciano intendere che il mostro sia in giro da parecchio tempo.
Anche la sua natura è parecchio interessante. Il fatto che sia alla ricerca di occhi, cuori, polmoni e fegati per rigenerarsi e che scelga le sue vittime in base all’odore che emanano quando sono spaventate, ne fanno un predatore particolarmente inquietante e originale, all’interno del cinema di genere.
Memorabile il vecchio furgone targato Beatngu con cui il Creeper si sposta e insegue le sue vittime. Un mezzo di trasporto che sembra indistruttibile e che non può non ricordare, per la sua irruenza, il camion protagonista del film Duel di Spielberg.
Particolarmente azzeccata la scelta di usare una canzone di Paul Whitman, intitolata proprio Jeepers Creepers, apparentemente allegra e spensierata, per sottolineare l’arrivo del mostro. Una melodia che certo rimane appiccicata in testa, dopo la visione del film.
Infine, come ultimo dettaglio non scontato, c’è da considerare la prova molto convincente e ispirata dei due giovani protagonisti, Justin Long e Gina Philips.
Conclusioni.
In sintesi, “Jeepers Creepers” è un film che ha saputo mescolare folklore e horror, creando una creatura iconica che ha lasciato il segno nel genere.
La sua conclusione aperta e l’atmosfera angosciante hanno contribuito a farlo diventare un classico di culto tra gli appassionati del genere.
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