La Iena di San Giorgio, ovvero Giorgio Orsolano, è stato un serial killer italiano che ha commesso tre omicidi.
LA STORIA.
𝐈𝐧𝐟𝐚𝐧𝐳𝐢𝐚.
Giorgio Orsolano nasce a San Giorgio Canavese il 3 giugno del 1803.
Sua madre si chiama Margherita Gallo e suo padre Antonio Orsolano.
I problemi iniziano quando la madre rimane vedova e Giorgio si reca da uno zio prete per ricevere un’adeguata istruzione e educazione.
Nonostante ripetuti tentativi, lo zio non riesce nel suo compito e Giorgio torna a casa dalla madre, ma di fatto trascorre più tempo all’osteria a bere vino che al lavoro.
𝐈 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐢 𝐫𝐞𝐚𝐭𝐢.
Nel 1823, La Iena di San Giorgio comincia a farsi conoscere alle forze dell’ordine. Il suo primo reato consiste nel furto di dieci candele nella Confraternita di Santa Marta e in quello di alcuni oggetti nella chiesa parrocchiale. Ma, subito dopo, tenta anche di stuprare una sedicenne, Teresa Pignocco. Tiene prigioniera la ragazza, a casa sua, per ben sei giorni, fino a quando i poliziotti lo arrestano. Lo condannano a otto anni di carcere.
È il 15 dicembre del 1823.
𝐋𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚 𝐝𝐨𝐩𝐨 𝐢𝐥 𝐜𝐚𝐫𝐜𝐞𝐫𝐞.
La Iena di San Giorgio esce di galera il 13 dicembre del 1831 per buona condotta. Conosce Domenica Nigra, una vedova di 24 anni. Con lei ha una figlia, Margherita, nata un paio di anni più tardi. Giorgio prova a condurre una vita normale. Apre una bottega e lavoro come “ritagliatore e salsicciaio”.Purtroppo, i guadagni che arrivano da questa attività non sono quelli sperati.
𝐈 𝐜𝐫𝐢𝐦𝐢𝐧𝐢.
Il 14 febbraio 1834, La Iena di San Giorgio uccide una bambina di appena dieci anni, dopo averla stuprata.
Al termine del brutale assassinio, abbandona il corpo di Caterina Scavarda nelle campagne di San Giorgio Canavese.
Qualche mese più tardi, Il 24 giugno, stupra e uccide anche Caterina Givogre di nove anni.
Decapita il corpo della bambina e getta i suoi resti nel torrente Piatonia.
Subito vengono organizzate squadre di ricerca per trovare le due ragazze scomparse, ma nessuno riesce a recuperare i corpi.
Alla fine la responsabilità viene attribuita ai branchi di lupi che infestano la zona.
Forse questo fatto convince La Iena di San Giorgio a proseguire nel suo folle e sanguinario proposito.
Il 3 marzo del 1835 convince una ragazza di 14 anni, Francesca Tondo, a seguirlo a casa sua con la promessa di voler comprare delle uova.
La giovane va incontro allo stesso tragico destino delle due precedenti vittime: viene stuprata e uccisa.
Giorgio Orsolano fa a pezzi il suo corpo con una mannaia, lo chiude in un sacco di iuta e lo seppellisce nel torrente Piatonia.
𝐋𝐚 𝐬𝐯𝐨𝐥𝐭𝐚.
Durante il suo ultimo crimine, la zia della vittima vede l’Orsolano parlare insieme a Francesca.
Questo succede poco prima della sua sparizione.
I parenti, dopo aver denunciato la scomparsa della bambina, si recano così a casa sua per fargli alcune domande.
La reazione di Giorgio Orsolano é però violenta.
Caccia bruscamente gli zii e questo non fa altro che dirigere le indagini della polizia ancora di più verso di lui.
Anche perché si conosce il suo precedente tentativo di stupro nei confronti di Teresa Pignocco.
Gli agenti perquisiscono la sua abitazione e trovano gli zoccoli di Francesca, insieme a dei brandelli di vestito e delle macchie di sangue.
La Iena di San Giorgio tenta una fuga ma viene bloccato e portato al castello di Ivrea.
Viene sottratto alla folla che voleva linciarlo.
𝐂𝐨𝐧𝐜𝐥𝐮𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞.
Per ottenere una confessione, i poliziotti sono costretti a farlo ubriacare, sfruttando la sua passione per il vino.
Da sobrio, infatti, continua a negare ogni coinvolgimento o responsabilità.
Giorgio Orsolano racconta così ogni cosa, anche perché un ufficiale gli assicura che se avesse confessato e si fosse dichiarato pazzo, avrebbe evitato la pena di morte.
Ovviamente questo non accade.
Il 13 marzo 1835, termina il processo a Ivrea.
La Iena di San Giorgio viene condannata a morte e impiccata quattro giorni dopo a San Giorgio Canavese.
Secondo le testimonianze, durante la lettura della sentenza, Giorgio Orsolano rimane impassibile.
Il giorno dopo l’esecuzione, l’Università di Torino, invia tre chirurghi a San Giorgio Canavese.
I dottori disseccano Il cadavere dell’Orsolano e portano via la testa e i testicoli, giudicati più voluminosi del solito.
Il cranio finisce al Museo di Anatomia Luigi Rolando di Torino dove ancora oggi è conservato.
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