PFI Paranormal Fobia Investigation

PFI Paranormal Fobia Investigation

Si tratta di una passione, che vuole aiutare chi pensa di essere alle prese con fenomeni legati al paranormale.

Attraverso delle apparecchiature, cercano di capire se in una casa ci possono essere presenze legate al paranormale.

Doverosa una premessa: non si tratta di persone che spillano soldi. Sono persone che (e lo specificano) non pretendono di dare risposte certe e non chiedono nulla in cambio di quanto fanno. Vediamo allora chi sono i componenti del “Paranormal Fobia Investigation”.

Si tratta di Marzio Bugossi e Silvia Becuzzi

«Vogliamo prima di tutto studiare questo fenomeno per una nostra curiosità di capire – dicono – e poi sicuramente senza proporre soluzioni ci mettiamo a disposizione delle persone che ci chiedono di andare nelle loro case, perché magari vivono dei disagi legati a fenomeni che nella maggior parte dei casi sono spiegabili e in altri anomali. Riteniamo di assolvere ad una funzione sociale, dato che di queste cose al bar non se ne parla e così pure con amici e parenti. In noi la gente trova persone delle quali ci si può fidare, senza essere giudicati».

Le attrezzature

Le attrezzature per capire se ci sono fenomeni non comprensibili, in parte le costruisce Marzio che ha svolto studi elettronici.

«Usiamo rilevatori di campi elettromagnetici, sensori elettrostatici, geofoni, sensori di movimento a infrarossi e a ultrasuoni e termocamere – racconta Marzio – abbiamo raccolto del materiale interessante, c’è un 5% di anomalia riconducibile al paranormale, per tutte le altre percentuali gli episodi sono spiegabili».

I ragazzi di PFI hanno dato vita a una pagina Facebook dove postano quanto stanno facendo.

Come ad esempio il sopralluogo eseguito in un edifico del 1768.

Qui in una camera da letto, con uno speciale strumento atto a rilevare e misurare le gradazioni di temperatura, è stata registrata una sagoma calda che appare dal nulla in un ambiente totalmente più freddo, fluttua per pochi secondi e poi “sparisce”.

I ragazzi spiegano poi che c’è il fenomeno detto Evp.

«Sono voci e suoni che subentrano in una registrazione ambientale – dicono – e che non provengono da corde vocali, hanno una natura elettronica, come se non passassero tramite il veicolo che le deve portare cioè attraverso l’aria, ma vengono come incise elettronicamente, bypassano i sensori trasduttori del microfono e si incidono nella registrazione».


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