Slender Man
Slender Man (2018) — Il terrore senza volto
Slender Man è un film horror del 2018 diretto da Sylvain White, ispirato alla celebre figura del folklore digitale noto come Slender Man — un’entità lunga e inquietante, priva di volto, nata negli anni 2000 come leggenda di internet e rapidamente divenuta uno dei simboli contemporanei dell’orrore.
La trama: un gioco che diventa ossessione
La storia è ambientata nella cittadina di Stonehaven, dove un gruppo di adolescenti decide di mettere alla prova una leggenda urbana: Slender Man, un essere alto, magro e senza volto, che si dice rapisca chiunque inizi a credere in lui. Incuriosite e desiderose di un “brivido”, le ragazze registrano tutto con i loro telefoni e si addentrano sempre più nella sua mitologia.
Tuttavia, ciò che inizia come un gioco si trasforma in un incubo reale quando una delle amiche scompare misteriosamente. Da quel momento, l’entità sfugge all’immaginazione digitale per diventare una presenza concreta e spietata, pronta a perseguitare chiunque abbia osato evocarla.
Il film segue la discesa delle protagoniste nella paranoia, nella colpa e nella paura di un nemico che sembra capace di apparire ovunque, soprattutto nei momenti più isolati e vulnerabili.
L’horror della leggenda digitale
Slender Man sfrutta una delle paure più attuali: quella del mito che sfugge al controllo, della narrativa collettiva che diventa reale. La figura di Slender Man è diversa dai classici mostri: non urla, non insegue freneticamente, non attacca con forza — semplicemente compare e osserva, sempre più vicino, sempre più inquietante.
Sylvain White costruisce l’atmosfera attorno all’idea dell’ignoto invisibile, giocando su ombre, rumori indistinti e sensazioni di presenza. Il volto sconosciuto del mostro diventa simbolo di una paura che non si può definire, e quindi non si può prevedere né combattere.
Temi e dinamiche adolescenziali
Molti horror moderni si intrecciano con la vita dei giovani e delle loro insicurezze, e Slender Man non fa eccezione. Al centro della narrazione ci sono l’amicizia, il senso di colpa, l’ossessione per i social e la difficoltà di distinguere realtà e mito. Le protagoniste rappresentano una generazione costantemente connessa, abituata a cercare risposte online e attirata da storie che sfidano il confine tra verità e leggenda.
Il film utilizza questa dinamica per esplorare come la tecnologia possa amplificare le paure: ogni ricerca su internet, ogni video virale, ogni messaggio non letto diventa un possibile segnale, un indizio che Slender Man potrebbe essere più di una favola inquietante.
Accoglienza e critica
All’uscita nelle sale, Slender Man ha ricevuto una risposta critica generalmente negativa e un’accoglienza tiepida da parte del pubblico. Molti critici hanno puntato il dito contro una sceneggiatura debole, una tensione difficile da mantenere per tutta la durata del film e una dipendenza eccessiva da cliché del genere horror senza riuscire a innovarli.
Tuttavia, alcuni spettatori hanno apprezzato l’idea di base e l’atmosfera misteriosa, considerandolo un tentativo interessante di portare una leggenda internet sul grande schermo, pur riconoscendo che il potenziale del mito di Slender Man non viene pienamente sfruttato.
Conclusione: un mito moderno al cinema
Slender Man è un horror che prova a trasformare una leggenda nata online in un’esperienza cinematografica, giocando con la paura dell’invisibile, dell’ignoto e del digitale che invade la realtà. Anche se non ha raggiunto l’impatto di altri titoli del genere, resta un esempio di come le paure contemporanee — quelle nate sui forum, sui video virali e nei messaggi criptici — possano diventare fonte di ispirazione per il cinema dell’orrore.
Per gli appassionati del genere e dei miti moderni, Slender Man offre un viaggio inquietante nella relazione tra leggende urbane e tecnologia, ricordando che a volte la cosa più spaventosa non è ciò che si vede, ma ciò che non si riesce a vedere affatto.
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